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Roma
Tor Sapienza tra rifiuti e degrado: è crisi senza fine, residenti in rivolta

di Massimiliano Martinelli  

Tor Sapienza sprofonda, istituzioni e forze dell'ordine fuggono. Il mutismo della politica e la rabbia dei cittadini, la zona è pronta ad esplodere. Passando da lontano, dando magari solo un'occhiata di sfuggita, Tor Sapienza potrebbe sembrare come tante altre, l'ennesima caotica periferia romana. Basta però prendere via Emilio Longoni, venendo dal raccordo, per incontrare una delle tante prostitute del quartiere, alla luce del sole o magari a ridosso della fermata dell'autobus.

 

Un vero e proprio comitato di benvenuto, che segna l'ingresso nel piccolo inferno della zona est di Roma. Un ampio quadrante di circa 27mila persone, che si estende da via Longoni a via Palmiro Togliatti. Questa è Tor Sapienza, un tempo ha perfino vinto un premio per l'integrazione, ma che oggi è lontano anni luce da ciò che era. Per capire la crisi e l'abbandono della zona basta fare un giro tra le strade, dove domina il parcheggio selvaggio e l'incuria. Gli spazzini sono praticamente inesistenti, di rampe o spazi per le carrozzine neanche l'ombra.

La voce storia racconta
A raccontare nel dettaglio la metamorfosi del quartiere è una voce storica di Tor Sapienza: Roberto Torre. E il presidente del comitato di quartiere, nato tre anni fa, dal '69 residente lì, da una vita in lotta contro indifferenza e degrado. Roberto racconta una Tor Sapienza oggi ignorata dalle Istituzioni e lasciata a se stessa, trascurata perfino dagli stessi residenti. L'intera comunità è infatti ostaggio di rifiuti, criminalità, spaccio e di un campo rom ingestibile. E' il tristemente celebre campo rom di via Salviati, dove solo qualche mese fa ha perso la vita la giovane cinese Zhang Yao. Il campo si trova proprio al di sotto della stazione ferroviaria, ed è spesso e volentieri protagonista in negativo del quartiere. In primis per il problema dei roghi tossici, spesso appiccati all'interno del campo e per questo difficili da impedire. I fumi dannosi di questo fenomeno si liberano infatti tra le case di Tor Sapienza, costringendo gli abitanti a chiudere le finestre e a non uscire. Come prigionieri in casa propria, ospiti nel proprio quartiere.

Mia Moglie ha paura
“Io distinguo tra onesti e disonesti, non vedo altro”, precisa Roberto, che conosce l'etichetta di quartiere razzista di cui Tor Sapienza gode. La situazione ha però superato da tempo il limite, la criminalità e i disagi della zona hanno gettato la piccola comunità nello sconforto. E' sparito il clima di fiducia e serenità degli abitanti, lasciando il posto alla paura e alla diffidenza. A parlare, sfiduciato, proprio uno dei residenti della zona, che confessa: “Mia moglie ha paura ad uscire la sera, se non ci sono io resta in casa”. Un coprifuoco auto imposto e la paura di uscire la sera, la sensazione di essere lasciati soli, e infine l'ammissione esasperata: “Qui in Italia devi fare il bandito”.

Il prezzo degli sgomberi dei campo di via Salviati
La gente del luogo si dice stanca dell'immobilismo della politica, che sfrutta ormai il quartiere solo per fare propaganda elettorale, collezionando vittorie di “facciata”. I recenti sgomberi del campo rom sono infatti costati circa 15mila euro, ma la situazione non è migliorata. Il campo di via Salviati è stato nel corso del tempo visitato da Salvini, Meloni, Giachetti e Raggi, ma non sono state ancora trovate soluzioni definitive. Le amministrazioni comunali che si sono avvicendate non hanno saputo, o voluto, frenare il decadimento della zona, ed ora la situazione rischia di diventare irreversibile. A lottare al fianco, e al servizio, delle persone oneste il comitato di quartiere di Roberto, sempre più solo nella battaglia quotidiana per la salvezza di Tor Sapienza.

La legalità ha perso
Il quartiere è infatti un calderone lasciato troppo a lungo sul fuoco, che ora rischia di esplodere. E' la vittoria simbolo del degrado e dell'abbandono sulla legge e sui controlli, della criminalità sulla legalità. Rappresenta il fallimento di un intero quadrante di Roma, che produce ormai solo rabbia e rassegnazione. Un meccanismo perverso che costringe i cittadini a reinventarsi “banditi”, per sopravvivere, giorno dopo giorno, in quel piccolo inferno della zona est di Roma.

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