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Roma
Toti e la pazza idea del centrodestra unito. Stasera cena con Giorgia Meloni

di Fabio Carosi

Elezioni, futuro del centrodestra e il ruolo del governatore Giovanni Toti nella Caporetto di Forza Italia delle urne romane. Ufficialmente si chiama valutazione post-voto, in realtà la riunione organizzata questa sera a Roma è l'occasione giusta per capire se il post Berlusconi sognato da tanti con la riunione di transfughi di Forza Italia e Fratelli d'Italia è un “pazza idea” di Toti, oppure un tavolo intorno al quale discutere.

 

Sul piatto ci sono i risultati soprattutto del Collegio dell'Italia Centrale che dicono sostanzialmente due cose: Forza Italia ha centrato l'unico obiettivo che era quello di riportare Tajani in Europa, sollevando un vespaio di polemiche, e che Fratelli d'Italia è un partito tonico dove però pesano i voti di Alfredo Antoniozzi che, spinto dai forzisti (e guardato con grande interesse da Giovanni Toti), ha macinato quasi 20 mila voti. Mentre giù al sud l'altro innesto di Raffaele Fitto è parte integrante del risultato dei Fratelli d'Italia.

Sul tavolo del negoziato ci sono due possibilità: andare avanti con la nascita di una componente del centrodestra, con la classica unità dei programmi nella separazione politica, oppure tentare di riunire magari fondando un altro partito. Ipotesi, questa, che negli ambienti di Fratelli d'Italia viene vista come l'acqua santa per il diavolo.

Ma perché tanta attenzione a Roma? Semplice, pur avendo presentato l'ipotesi a tutti i maggiorenti del centrodestra, è a Roma che Giovanni Toti ha trovato la sponda giusta. Più che a Roma, in quella provincia dove voti e preferenze sono certezze e preferenze. Insomma, vecchi notabili come Adriano Palozzi, Francesco Aracri, Giovanni Quarzo, Fabio Armeni, il duo Maselli-Ciocchetti e il ritrovato e tonico Dario Rossin possono aprire con Toti la “Costituente” ben sapendo che nel Comune di Roma l'unica rappresentanza è affidata al solo Alfredo Antoniozzi. Insomma, ci vuole gente, allenata alle campagne elettorali permanenti e che riparli ai moderati romani che hanno abbandonato Forza Italia. Da sola la provincia non può farcela, soprattutto se si dovesse andare al voto per le Regionali.

Dunque, il vero nodo è se Giorgia Meloni e i suoi fratelli passerà dall'intenzione di riflettere sulla possibilità di sedersi al tavolo del centrodestra unito oppure continuare a viaggiare da sola. La seconda ipotesi per ora le ha dato ragione: nel centro Italia spicca il risultato del sindaco di Terracina Procaccini proiettato a Bruxelles da 45 mila voti.

Dunque, che fare? La parola d'ordine sembra dialogare e aspettare. L'ipotesi di una fine anticipata della legislatura lascia sufficiente tempo per prendere una decisione, molto meno per organizzare una campagna elettorale su un soggetto unico. Toti e Meloni forse ne parleranno a cena.

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