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Roma
Trasporti venerdì d'inferno. Atac e privati in ginocchio. Roma prigioniera

Trasporti a Roma nel caos. Quello vero. Stavolta i dipendenti di Atac e quelli del privato Roma Tpl, uniti passano al contrattacco e, in occasione dello sciopero, chiedono la solidarietà ai romani: “Scusate il disagio, ma noi stiamo morendo”.

 

E per la prima volta, un “feudo” del Cinque Stelle, la Roma Tpl, il privato che gestisce i servizi periferici, accusa la politica di immobilismo. Anzi, l'affondo contro l'M5S che proprio nei depositi del privato aveva fatto il pieno di consensi è durissimo ed un volantino che mette all'angolo la Giunta Raggi: “L'emergenza finanziaria è frutto della scelta di abbandonare l'Atac per consolidare il bilancio comunale, cedendo ancora una volta alla logica dell'austerità e al ricatto del debito pubblico”. E si mettono a confronto i “numeri” di Atac e Roma Tpl per una conclusione che segna il punto più basso del sistema del trasporto pubblico romano con un invito ai cittadini ad essere “solidali con i lavoratori in sciopero e lottare insieme per investimenti pubblici, per i diritti dei lavoratori e contro gli sprechi e l'uso privato dell'azienda pubblica”.

Le indagini su Raggi non finiscono mai

Per il sindaco e la Giunta si prepara una nuova bomba ad orologeria. Lo scorso 19 ottobre il piemme Dall'Olio ha spedito la polizia giudiziaria nella sede Atac di via Prenestina per raccogliere tutti i documenti sulle nomine in azienda. Oltre al triplo incarico di Simioni, sono state acquisite le carte relative a Manuel Fantasia e Bruno Rota. A muovere la magistratura una denuncia dei Fratelli d'Italie Ghera e De Priamo che hanno chiesto di verificare per Simioni l'assenza di una selezione pubblica (era uno dei cavalli di battaglia della Raggi), la congruità dello stipendio, superiore a quanto stabilito dalla delibera del Comune datata 11 novembre 2016. Ma l'aspetto più bizzarro della nomina dei nuovi manager è che la valutazione sulle loro capacità sarebbe una sorta di “autocertificazione” degli stessi super manager.

Sul fronte sindacale di Atac, c'è da registrare il fallimento della trattativa sindacale per  rimodulare gli orari di lavoro con aumento della produttività e il nodo degli esuberi amministrativi. Circa 400 persone che dovrebbero abbandonare le scrivanie e trasformarsi in verificatori, mantenendo i parametri retributivi ma senza le indennità. In soldoni: dequalificati e demansionati e con uno stipendio più leggero.
E “l'orribile ricatto” è dietro l'angolo: se non dovesse passare l'accordo lo spettro della mobilità. Se passa il principio in Atac, si scriverebbe un pezzo di storia dei contratti pubblici e una giurisprudenza che potrebbe valore in tutto il pubblico impiego. Il mito del posto fisso e intoccabile è ormai storia passata.

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