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Roma
Trattati di Roma e incubo rifiuti, la verità è nei debiti di Ama: 106 mln

Emergenza rifiuti a Roma, l'incubo non finisce mai. E l'Ama è nel caos: cassonetti e bidoncini stracolmi, impossibilità di smaltire montagne di Cdr accumulato e un debito mostruoso che l'azienda ha nei confronti del Gruppo Colari, stimato ad oggi in 106,8 mln di euro.

 


Altro che “rifiuti respinti” ed emergenza nella settimana dei Trattati di Roma. La gestione dei rifiuti della Capitale, dopo la chiusura di Malagrotta, è un sistema perverso che trasforma i carnefici in vittime di una perversione e che solo la burocrazia italiana riesce a partorire.

Andiamo in ordine. La notizia che il Gruppo Colari abbia limitato la quantità di rifiuti in ingresso negli impianti di trattamento di Malagrotta è una balla colossale. La realtà è ben diversa. L'azienda che faceva capo a Manlio Cerroni in realtà non sa più dove mettere i prodotti del trattamento, soprattutto il Cdr, perché alcuni impianti del nord Italia e il termovalorizzatore di Colleferro hanno chiuso per manutenzione e così ha accumulato una quantità incredibile di Cdr nei depositi, a tal punto che è stata costretta a limitare la ricezione dei rifiuti dell’AMA. Così da oltre una settimana, sono gli stessi tecnici dell'Ama che in base allo spazio disponibile decidono in accordo con Colari la quantità di rifiuti da conferire.

La conferma arriva dall'avvocato Candido Saioni, amministratore di Colari: “Da quando si è fermato il gassificatore di Malagrotta noi avevamo uno sbocco nell’impianto di termovalorizzazione di LazioAmbiente  a Colleferro con un contratto per smaltire 60 mila tonnellate/anno. Ma da 5 mesi il termovalorizzatore di Colleferro è chiuso e non si sa quando aprirà. Acea ha linee di termovalorizzazione  a San Vittore ma non ci ha concesso spazi per smaltire nonostante le nostre ripetute richieste. Al nord Italia l'impianto di Lomellina è fermo e non ci riceve più il CDR e anche  A2A a Brescia ci concede meno viaggi da 30 a 20 al mese proprio perché deve ricevere il CDR di Lomellina Insomma, non sappiamo più dove mettere il Cdr”.

Scusi ma non potete portarlo da altre parti?
“Siamo costretti a rivolgerci fuori. Abbiamo mandato navi in Marocco, Portogallo, Bulgaria, Cipro e Grecia ma il problema è trovare gli spazi.

Avvocato parliamo dei debiti di Ama: perché in attesa nessun vi fa più credito? Neanche le banche?
“innanzitutto anche se ci facessero credito non riusciremmo comunque a trovare sbocchi per la carenza di impianti nel Lazio in Italia e nei cementifici all’estero. Per quanto riguarda i pagamenti noi svolgiamo un servizio per conto di Ama, ma se Ama non ci paga regolarmente e con tariffe adeguate non sappiamo più come pagare i nostri fornitori. Tantomeno possiamo scontare le fatture in banca perché per il sistema bancario la società del Comune non è considerata un cliente affidabile”.

Ma perché Ama non vi paga?
“Perché è in in corso l'aggiornamento delle tariffe che decide la Regione Lazio visto che operiamo in regime di “tariffa amministrata”  Una cosa un po' complicata per chi non si occupa di rifiuti”.

Sempre per gradi. Chi deve soldi a chi e quanto soldi?
“Noi abbiamo in corso un decreto ingiuntivo per 16,8 mln, poi 90 mln per un lodo che è stato confermato in Corte d'Appello e che ha il visto di esecutività.

Totale che Ama deve a Colari?
“106, 8 milioni di euro per il decreto ingiuntivo pendente e poi altro 90 per il lodo esecutivo.”.

E quanto invece deve Colari ad Ama e perché?
“Secondo loro noi dovremmo restituire 9 milioni di euro ma sono riferiti alle tariffe ferme ai costi presuntivi del  2011. Noi invece abbiamo, come per legge, richiesto e documentato alla Regione la tariffa aggiornata con costi certificati e riferiti all’anno 2014. Da questi aggiornamenti dovuti la nostra posizione contabile nei confronti di AMA è a credito. La Regione ci ha promesso da giorni di provvedere. Siamo in attesa. Abbiamo richiesto anche l’aggiornamento della tariffa della discarica di Malagrotta  dal 2009 in poi documentando l’aumento dei costi che ammonta a circa  150 milioni di euro”. Una sentenza del TAR del 2012 passata in giudicato ha riconosciuto il nostro diritto all’aggiornamento della tariffa ma la Regione non ha mai eseguito tale sentenza”.

Che si aggiungerebbero ai 106,8 di cui sopra, giusto?
“Giusto”.

Saioni ma perché non sottraete ciò che dovete all'Ama da quella montagna di debiti che hanno così si chiude la partita?
“Perché Ama non vuole”.

C'è pericolo che Roma vada in emergenza rifiuti?
“No, noi lavoriamo notte e giorno per evitarlo anche se ci troviamo in grosse difficoltà per pagare i nostri fornitori perché l’Ama ci paga in ritardo anche le fatture calcolate con una tariffa inadeguata e non aggiornata”.

E la montagna di Cdr, dove pensate di metterla?
“Stiamo preparando una nave per il Portogallo che potrà partire solo dopo  l’autorizzazione della Regione Per ora abbiamo mandato il nostro CDR nei cementifici  in Bulgaria, Belgio, Marocco. Cipro e Grecia ma sono costi insostenibili e soprattutto quantità limitate”.

Cosa dice il Comune di Roma? E l'assessore all'Ambiente?
“Il Comune nei  nostri confronti si esprime attraverso l'Ama”.

Ma perché l'Ama continua a servirsi di voi invece di trovare altre soluzioni?
“Evidentemente perché a noi paga una tariffa inferiore a quella che paga per gli altri conferimenti e ciò lo ha confermato lo stesso Direttore dell’AMA Bina che negli incontri con il Commissario che per un breve periodo ci seguiva insieme ad altre 12 aziende del settore, tra cui la Saf dove anche l'Ama conferisce i suoi rifiuti, ha detto espressamente che gli conveniva venire da noi per pagare di meno. Giudichi lei”.

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