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Roma
Tutela dei diritti dei cittadini, premiati i giornalisti

di Titta Poli


Un premio per rinsaldare il rapporto tra informazione e cittadini, e riconoscere la funzione dei giornalisti che difendono i diritti dei cittadini. Perché, nel mondo della “partecipazione”, “trasparenza” e “digitalizzazione”, il cittadino sembra essere, paradossalmente, il grande assente. Il Centro Europeo per la Pace e lo Sviluppo ha lanciato la prima edizione del Premio al Giornalismo che tutela il diritto dei cittadini.
A conquistare il riconoscimento i giornalisti del Corriere della Sera Paolo Conti e Ester Palma, che da anni danno voce ai lettori del quotidiano attraverso la pagina delle lettere. La Giuria che ha decretato i vincitori era composta dai giornalisti Sergio Talamo e Nadia Monetti, Fabrizio Premuti dell'Associazione di consumatori Konsumer Italia e dalla designer Patrizia Polione. Il giornalista Roberto Savio, presidente onorario del Centro Europeo per la Pace e lo Sviluppo ha scelto affaritaliani.it per spiegare i motivi di questa iniziativa e analizzare lo scenario che ha portato ad una divaricazione tra il ruolo dell'informazione e le necessità delle persone.

Non è paradossale assistere alla crisi del rapporto tra informazione e cittadini nell'era della rete e dell'interazione?
“Il problema è quello di un sistema chiuso e autoreferenziale, che non ha più dialogo né bisogno dei cittadini, i quali non hanno capacità di accesso. L'informazione continua ad essere ancora un elemento che il sistema ascolta, anche se molto meno di prima. Quindi avere attori dell'informazione che facciano da cerniera tra i cittadini e le istituzioni è ancora uno strumento di forza”.

Che ruolo ha avuto l'informazione nella crisi della credibilità delle istituzioni politiche?
“Ahimè io credo che abbia avuto un ruolo negativo, perché per ragioni della crisi dell'editoria e della viabilità dell'informazione come mezzo economico e di reddito, l'informazione ha dovuto avvicinarsi sempre di più ai valori commerciali per rimanere in vita. Il risultato è che abbiamo un'informazione sempre più diretta alle notizie di impatto e sensazionali e sempre meno alle cose del quotidiano, che copre gli avvenimenti e non più i processi”.

Mi spieghi meglio
“L'analisi degli avvenimenti è sempre più ridotta: oggi per distribuire e sperare che venga letto un articolo non deve contenere più di 800 parole, così come il sogno dell'intervistatore è che l'intervistato risponda con una risposta più breve della domanda. Insomma stiamo andando verso un senso del tempo che riduce lo spazio per l'analisi e un cittadino che non è cosciente del mondo in cui vive non è un cittadino vero, nel senso dell'etimo della parola”.

Quali sono i rischi di questa crisi tra informazione e cittadino, dal punto di vista sociale e politico?
“Sono i rischi della democrazia: dal momento che la democrazia non è più un sistema di valori in cui i cittadini si sentono, si riconoscono e si parlano, e nel momento in cui si pensa che la democrazia non è più fondamentale, rischiamo che la stessa informazione diventerà vittima di un sistema che non riconosce il pluralismo informativo”.

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