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Roma
Violenza sui medici, è dramma senza fine. Appello alla Regione: "Dimenticati"

Minacce, furti ed aggressioni, la violenza sui medici è un dramma senza fine. Appello del Fimmg alla Regione Lazio: "Un anno di proposte e soluzioni mai ascoltate, siamo stati dimenticati".

 

Condizioni di lavoro difficili, zero assistenza e nessun provvedimento. Prosegue l'inferno dei medici, anche alla luce degli ennesimi episodi di violenza riportati dalle cronache e dai quotidiani. Ad appellarsi alla Regione Lazio è Maria Corongiu, Segretario Regionale Fimmg Lazio, che reclama un cambio di passo urgente nella tutela della sicurezza di tutti gli operatori sanitari, costretti a convivere, oltre che con strumenti obsoleti, anche con atti quotidiani di violenza. “Raramente si denuncia, tanto si sa che le denunce finiscono nel nulla. Solo pochi mesi fa un nostro Medico di CA ha subito una aggressione a Fiano, picchiato durante una visita domiciliare - rivela Corongiu - Il soggetto aggressore era persona già nota al medico per questo si è scongiurato il peggio visto che il Medico non fidandosi aveva chiesto alle forze dell'ordine di accompagnarlo, eppure anche in presenza dei Carabinieri il nostro medico è stato percosso".

"È evidente che la società sta peggiorando tra povertà e disagio sociale - prosegue Corongiu - ma allora dobbiamo pensare ancora di più a non lasciare soli i medici durante le visite a domicilio soprattutto di notte. Il mio pensiero va anche purtroppo agli ospedali, dove non si contano atti vandalici e aggressioni al personale che lavora anch'esso in condizioni proibitive. Credo necessario che le Istituzioni, e in questo ci fa piacere l'intervento del Ministro Lorenzin, si facciano carico del problema e difendano i loro Medici".

Una situazione difficile anche e soprattutto per la figura del medico domiciliare, che nella maggior parte dei casi è donna. Inoltre in queste specifiche situazioni le aggressioni avvengono principalmente di notte, tra l'una e le cinque, ed il medico deve dovrebbe esser puntalmente da un altro medico o infermiere.

“La videosorveglianza nelle postazioni, sistemi di sicurezza, quali porte blindate, grate, corsi di difesa personale, sistemi di emergenza, controllo dopo massimo mezzora da parte della Centrale per verificare le condizioni del medico, tutela del decoro e della dignità professionale, sono misure che debbono essere prese se si vuole mantenere il Servizio - reclama ancora Maria Corongiu - anche perché un ambiente degradato, con finestre e vetri rotti, mobili impilati di scarto, strutture fatiscenti, topi e scarafaggi, rubinetti che perdono senza che nessuno li aggiusti, costituiscono un sottinteso invito per alcuni soggetti ad aggiungere degrado.”

 

Un appello già ampiamente presentato alla istituzioni, troppo spesso però caduto nel vuoto: “Purtroppo dopo un'unica audizione in sede regionale le richieste effettuate sono cadute nel vuoto - denuncia la nota - Ora gli eventi numerosi in Italia, circa 3.000 l'anno, costringono a prendere provvedimenti immediati per tutelare i Medici e gli operatori sanitari tutti da violenze e aggressioni per motivi di cui nessun medico o infermiere può essere responsabile e che in larga parte sono dovuti ai tagli sulla spesa sanitaria con depauperamento di organico, tagli ai posti letto, PS vissuti come gironi dell'inferno dove Medici ed operatori sono lasciati soli a reggere l'ingestibile, senza nessun riconoscimento neanche morale.”

 

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