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Roma
Zingaretti denunciato all'Anticorruzione: nomine alle Asl, la furbata d'agosto

di Fabio Carosi

Zingaretti e la Sanità del Lazio: sulle nomine dei Dg delle Asl del Lazio, scatta la manovra d'agosto. E il presidente della Regione Lazio, nonché segretario del Pd rischia di finire davanti all'anticorruzione e alla Corte dei Conti.

A scoperchiare la manovra d'agosto per la nomina dei direttori generali delle Asl, 1,2, 3, 6 Irccs, Spallanzani e San Camillo è una denuncia presentata ai carabinieri di Roma nella quale si spiega come a fronte di una legge che non prevede la proroga degli incarichi apicali delle Asl, la Regione abbia deciso di procedere alle nomine dei dg con l'istituto della proroga, e questo ha chiarito l'assessore alla Sanità, “l’istituto della proroga è già stato utilizzato in passato senza che vi siano state contestazioni di carattere amministrativo”.

Per chi non è avvezzo alle complesse procedure amministrative, è bene un momento di attenzione per ben capire cos a sta accadendo. Le procedure per le nomine dei nuovi direttori Generali, sono normate dalla legge 171/2016 che prevede, “la Regione rende noto, con apposito avviso pubblico, pubblicato sul sito internet istituzionale della regione l'incarico che intende attribuire, ai fini della manifestazione di interesse da parte dei soggetti iscritti nell'elenco nazionale. La valutazione dei candidati per titoli e colloquio è effettuata da una commissione regionale, nominata dal Presidente della Regione, secondo modalità e criteri definiti dalle Regioni….La commissione, composta da esperti, indicati da qualificate istituzioni scientifiche indipendenti che non si trovino in situazioni di conflitto d'interessi, di cui uno designato dall'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, e uno dalla regione, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, propone al presidente della regione una rosa di candidati, nell'ambito dei quali viene scelto quello che presenta requisiti maggiormente coerenti con le caratteristiche dell'incarico da attribuire. La durata dell'incarico di direttore generale non può essere inferiore a tre anni e superiore a cinque anni. Alla scadenza dell'incarico, …… le regioni procedono alla nuova nomina, previo espletamento delle procedure di cui al presente articolo.”. Ora la Regione invece di predisporre l'avviso, bypassa la procedura inventando di sana pianta l'istituto della proroga degli incarichi, estendendolo anche ai DG il cui incarico così supererebbe di gran lunga il termine massimo dei cinque anni.

Sulla scorta delle evidenze legislative, l'esposto chiede all'Anac di vigilare sulle procedure di nomina, alla Corte dei Conti di valutare la possibilità di un danno erariale e alla Procura della Repubblica di valutare se le proroghe costituiscono ipotesi di reato.

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