Pillole d'Europa

di Cinzia Boschiero

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Pillole d'Europa
Nuove sfide europee: progetti in Rete

Pillole d'Europa di Cinzia Boschiero

NUOVE SFIDE EUROPEE : PROGETTI IN RETE

Per il benessere dei cittadini europei sono aperte nuove sfide urgenti per le quali, solo lavorando in rete e con strategie condivise, si potranno dare delle risposte concrete ed attivare progetti rispondenti alle reali necessità socio-economiche e di sostenibilità della qualità di vita. E’ emerso a Valencia alla 11° edizione del Congresso europeo biennale EFIC 2019 al quale hanno partecipato oltre 3500 delegati, esperti ed aziende da tutto il mondo. Vi hanno aderito attivamente anche molte associazioni di pazienti con sessioni interattive che hanno dimostrato come sia fondamentale sulle malattie croniche e sul tema del dolore un dialogo aperto e costante con i cittadini. “Come organizzazione, la European Pain Federation EFIC è cresciuta costantemente negli ultimi 25 anni nei suoi settori chiave e a livello sia multidisciplinare che multi-professionale nel campo della medicina e della gestione del dolore. Istituita nel 1993 vede coinvolte le Società scientifiche di 37 Stati e quasi 20mila tra medici, ricercatori di base, infermieri, fisioterapisti, psicologi e altri professionisti sanitari in Europa, che sono coinvolti nella gestione del dolore e nella ricerca sul dolore,” dice Bart Morlion, Presidente di EFIC. Con l’allungamento della vita in Europa sono aumentate le persone che lavorano e che hanno patologie croniche e dolori cronici. La qualità di vita nel mondo del lavoro è un tema prioritario. Molto innovativo EFIC 2019 che ha realizzato una serie di workshop, seminari, una parte espositiva e diversi eventi e corsi europei per fisioterapisti, medici e sessioni di confronto tra ricercatori, medici e operatori sanitari, quali il diploma europeo nella medicina del dolore – EDPM che ha avuto molto successo e sono stati presentati numerosi studi e progetti europei ed internazionali innovativi. Sono stati illustrati dati europei su temi quali il ruolo della scienza del dolore e gli algoritmi del dolore, gli impatti anche sociali ed economici del dolore cronico. Un europeo su 5 soffre di dolore cronico. In Europa il 20 per cento della popolazione ha un dolore cronico. Questo costa alla società oltre 441 miliardi ogni anno e questo causa in media oltre 500 milioni di giorni di lavoro perso in Europa. Occorre una strategia europea. Il progetto ”Sentire il dolore” realizzato in collaborazione con la Federazione Europea del dolore e la Alleanza Europea del dolore con un comitato multidisciplinare internazionale ha consentito di raccogliere dati da 8990 persone di 14 Stati e di sviluppare un rating del dolore e di evidenziare sia aspetti clinici che di ricerca e di impatto economico molto interessanti. Ad EFIC 2019 è stato evidenziato come sia fondamentale il networking, sono stati presentati dei percorsi di formazione e di aggiornamento europeo per le nuove professioni che si occupano di dolore, di qualità di vita, di benessere e salute; inoltre sono stati illustrati i più recenti progressi relativi alla neurostimolazione; nuovi dati sulla relazione tra diversità di genere ed emicrania; come il dolore viene vissuto in modo diverso tra le diverse fasce d'età; come l'evoluzione dell'assistenza sanitaria digitale avrà un impatto sulla terapia del dolore; e gli esperti si sono confrontati anche sulle evidenze scientifiche, sui nuovi esiti di trial innovativi e si è dibattuto sul se esista una crisi da oppiacei in Europa. E’ emerso come l'emicrania colpisca circa il 15 per cento della popolazione generale (circa 1,2 miliardi di persone in tutto il mondo) e il disturbo sia tre volte più diffuso nelle donne rispetto agli uomini, l'emicrania è anche un importante fattore di rischio cardiovascolare, in particolare per le donne, secondo la dott.ssa Antoinette Maassen van den Brink, Erasmus University Medical Center Department Farmacologia, che ha detto: "Gli attuali farmaci antiemicrania non tengono conto delle differenze di genere, come il cambiamento dei livelli ormonali. La ricerca futura deve concentrarsi sull'efficacia e la sicurezza dei farmaci anti-emicrania nelle donne”. Sul trattamento multimodale del dolore per i malati di cancro è stato sottolineato come la valutazione continua e la comprensione dei fattori di rischio per l'uso improprio di oppioidi, ridurranno il potenziale danno degli oppioidi nella cura del cancro. La professoressa Judith Paice, direttrice del Cancer Pain Program presso la Feinberg School of Medicine della Northwestern University di Chicago, negli Stati Uniti, ha evidenziato ai 3.500 delegati al Congresso EFIC la necessaria rivalutazione del dolore per i malati di tumore e l’evoluzione della terapia del dolore. Il professor Paice ha dichiarato: “Alcuni tumori e i loro trattamenti possono produrre dolore acuto e persistente. Tuttavia, l'uso a lungo termine di oppioidi per il trattamento di tale dolore può causare danni. Il dolore è una grave complicanza del tumore e del trattamento dei diversi tumori e può influenzare tutti gli aspetti della vita di un individuo, ma ci sono altri modi in cui possiamo alleviare il dolore oltre agli oppioidi, come i non oppioidi, gli analgesici adiuvanti, nonché molte terapie non farmacologiche. Ogni paziente tumorale dovrebbe ricevere una strategia di trattamento del dolore multimodale, costantemente valutata passo passo per ogni individuo. Una corretta informazione ed educazione in merito è fondamentale, sia per gli operatori sanitari che curano i malati di tumore, sia per i pazienti ed i loro familiari, in particolare per superare parte dello stigma che può essere associato a trattamenti non farmacologici per il dolore". Ad EFIC sono state presentate nuove ricerche, tecnologie relative anche alla misurazione obiettiva delle diverse tipologie di dolore. Fino ad ora, l'esperienza del dolore di un paziente è sempre stata soggettiva, basandosi sul proprio sentimento personale e sulla loro comunicazione dell'esperienza. Tuttavia, un progetto di ricerca del consorzio internazionale IMI-PainCare mira a identificare i biomarcatori per il dolore. I biomarcatori, come proteine ​​o ormoni, possono consentire la misurazione obiettiva di un particolare stato di malattia. Il coordinatore del progetto, il professor Rolf-Detlef Treede, presidente della neurofisiologia presso il Centro di biomedicina e tecnologia medica di Mannheim, in Germania ha detto:"I biomarcatori del dolore possono essere un punto di svolta, potenzialmente ci possono fornire per la prima volta una misurazione obiettiva del dolore, permettendoci di confrontare la gravità delle condizioni e l'efficacia dei trattamenti”. Molti anche i progetti avviati dalla Commissione europea, agenzia europea CHAFEA. “Facciamo parte del progetto Empower - European platforM to PromOte Wellbeing and HEalth in the woRkplace’ finanziato dalla Commissione europea. Include 12 partner,” dice la dott.ssa Matilde Leonardi, Direttrice U.O.C. Neurologia, Salute Pubblica, Disabilità della Fondazione I.R.C.C.S. Istituto Neurologico Carlo Besta, che con il Suo team, da anni si occupa di progetti internazionali sulle malattie croniche e il lavoro. “Il progetto è coordinato dall’ istituto Saint Juan De Dios di Barcellona e sono coinvolte realtà di ricerca e accademiche di Spagna, UK, Svizzera, Austria, Finlandia e Polonia. Ha in totale un budget di 3 milioni e 993.398,75 euro. La mia Unità è coordinatrice del Work Package 6 e ci occuperemo di coinvolgere tutti gli stakeholders e ci interfacceremo con associazioni di pazienti, di imprenditori e componenti di albi professionali in diversi Stati per impostare anche le raccomandazioni di policy utili ad evitare lo stigma in azienda, ad attivare progetti pilota per il benessere dei lavoratori sia dipendenti che liberi professionisti, collaboratori esterni con contratti atipici o a termine e per studiare i fattori psicosociali”. La durata del progetto è di 48 mesi. Lo scopo del progetto è di validare una  piattaforma on line ed una app correlata, utili a promuovere salute e benessere nei luoghi di lavoro, a prevenire e ridurre stress, ansia, depressione, contribuendo alla prevenzione di disturbi di salute mentale al fine di ridurre il loro impatto sulla qualità di vita in aziende sia pubbliche che private. “Questo progetto ci vede partner in ragione anche della leadership europea del nostro Istituto Besta ottenuta dalla mia Unità grazie al coordinamento di precedenti progetti italiani ed europei quali PATHWAYS e la Joint Action Chrodis plus sempre inerenti a studi sulle malattie croniche e sugli impatti delle stesse nel mondo del lavoro. Inoltre siamo leader per lo sviluppo sia di metodologie che di strumenti per valutare la cosiddetta workability, l’inclusione, la partecipazione e l’impatto delle malattie nel mondo del lavoro. Abbiamo sviluppato da tempo due questionari ‘malattia-specifici’ uno per le cefalee (HEADWORK) e uno per la sclerosi multipla (MSQWORK) e collaboriamo con medici, ricercatori, associazioni, aziende e pazienti da oltre 25 anni su questi temi. Siamo ad esempio partner anche di un progetto coordinato dall’Istituto dei Tumori e supportato da Regione Lombardia sulla valutazione dei percorsi di ritorno al lavoro di persone che abbiano avuto tumori, al cervello, al seno e lavoriamo con altri istituti milanesi assieme all’Unità operativa di Oncologia diretta dal dott. Antonio Silvani dell’Istituto Besta”, spiega la dott.ssa Leonardi.

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