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Il Sociale
Carceri: in calo gli stranieri, peggiora la vita dentro

CARCERI: ANTIGONE, 60.522 DETENUTI AL 30 GIUGNO, VICINI A NUMERI CONDANNA CEDU

Al 30 giugno i detenuti presenti nelle 190 carceri italiane erano 60.522. Negli ultimi sei mesi sono cresciuti di 867 unità e di 1.763 nell'ultimo anno. Sono i dati contenuti nel rapporto di metà anno sulle carceri italiane redatto da Antigone e presentato oggi. Se questa progressione dovesse essere rispettata, rileva il rapporto, "nel giro di quattro anni ci troveremmo nella stessa situazione che produsse la condanna da parte della Corte europea dei diritti umani nel 2013". Quanto al tasso di detenzione, ovvero il numero di detenuti rispetto al numero dei residenti nel Paese, "in Italia è pari più o meno a 100, ossia 100 detenuti ogni 100 mila persone residenti. Siamo più o meno a metà classifica in Europa. Al vertice la Russia con 377 detenuti ogni 100 mila abitanti, seguita da Bielorussia e Turchia. I Paesi scandinavi, come da tradizione, sono quelli che incarcerano di meno. La Finlandia ha un tasso di detenzione che è la metà di quello italiano". Tra i grandi Stati dell'Unione Europea, ricorda Antigone, "la Germania (con un tasso pari a 77) incarcera meno che l'Italia, la Francia di più (104). La media europea è trascinata verso l'alto dai Paesi dell'est. Quelli dell'area di Visegrad hanno tassi di detenzione tripli rispetto alle democrazie del nord Europa".

CARCERI: ANTIGONE, SOVRAFFOLLAMENTO AL 119%, PIU' ALTO IN UE

Il tasso di sovraffollamento nelle carceri italiane è pari al 119,8%, il più alto nell'area dell'Unione Europea, seguito da quello in Ungheria e Francia. E' il dato contenuto nel il rapporto di metà anno presentato da Antigone, che cita i casi di Como, Brescia, Larino, Taranto, dove "siamo intorno a un tasso di affollamento del 200%, ossia vivono due detenuti dove c'è posto per uno solo". Il ministero della Giustizia, ricorda Antigone "precisa che: i posti disponibili nelle carceri italiane (50.496) sono calcolati sulla base del criterio di 9 mq per singolo detenuto + 5 mq per gli altri, lo stesso per cui in Italia viene concessa l'abitabilità alle abitazioni, più favorevole rispetto ai 6 mq + 4 più i servizi sanitari stabiliti dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura. Però - sottolinea il Rapporto - il ministero non tiene conto delle sezioni chiuse temporaneamente per ristrutturazioni". "Nel 30,3% delle carceri da noi visitate - riferisce Antigone - abbiamo trovato celle dove non erano garantiti i 3 metri quadri a detenuto. Tra le carceri visitate nel 2019, nelle seguenti vi erano celle con spazi inadeguati rispetto alla giurisprudenza europea: Como, Napoli Poggioreale, Palmi, Roma Regina Coeli, Taranto, Velletri, Rebibbia femminile, Pozzuoli femminile, Siracusa, Alessandria San Michele". La Corte Europea, ricorda il rapporto, "ha affermato che in carenza di spazio dovrebbero essere garantite adeguate attività fuori dalla cella. Invece in molti istituti assistiamo a ingiustificate chiusure e a una progressiva dismissione del progetto della sorveglianza dinamica. La vita in carcere non deve coincidere con la vita in cella, tanto più se questa è inadeguata e affollata. Nel 44% delle carceri visitate non tutte le celle sono aperte almeno 8 ore al giorno e nel 31% dei casi i detenuti non possono mai muoversi in autonomia. In tal modo - denuncia Antigone - i detenuti sono trattati da bambini incapaci, senza essere messi nelle condizioni di costruire un proprio senso di responsabilità".

CARCERI: ANTIGONE, MENO INGRESSI MA AUMENTA DURATA PENE, PIU' ERGASTOLI

Nel primo semestre del 2019, sono state 23.442 le persone che hanno fatto ingresso in carcere, di cui 1.759 erano donne. Si conferma una tendenza decrescente negli ingressi, che nei primi sei mesi dello scorso anno erano stati 24.380 e nello stesso periodo del 2017 erano stati 25.144. Si conferma anche una diminuzione percentuale degli ingressi delle persone straniere, che passano dal 44% del primo semestre 2017, al 42,1% del primo semestre 2018, fino al 41,1% dei primi sei mesi del 2019. I dati sono riportati nel Rapporto di metà anno sulle carceri italiane presentato da Antigone. La riduzione nel numero degli ingressi, pur in presenza di un aumento dei detenuti, testimonia che quest'ultimo non è dovuto a un aumento del crimine bensì ad altri fattori, quali l'aumento della durata delle pene inflitte: alla metà del 2017, i detenuti che scontavano una pena breve sotto l'anno erano il 5,3% dei condannati, percentuale che scende al 4,9% alla metà del 2018 e al 4,4% al 30 giugno 2019; viceversa, i detenuti che scontavano pene medio lunghe, comprese tra i 5 e i 20 anni di reclusione, erano il 42,5% dei condannati alla metà del 2017, mentre tale percentuale saliva al 43% alla metà del 2018 e al 43,5% alla metà dell'anno in corso. Gli ergastolani sono passati dai 1.707 della metà del 2017 (di cui 97 stranieri), ai 1.726 del 30 giugno 2018 (98 gli stranieri), ai 1.776 di oggi (110 gli stranieri). Quanto ai reati, al 30 giugno 2019, erano 137.151 quelli ascritti al totale delle persone presenti nelle carceri italiane. Una media di 2,3 reati a detenuto (1,8 in media a testa nel caso dei detenuti stranieri), un dato sostanzialmente stabile negli ultimi anni. I reati ascritti ai detenuti stranieri costituiscono il 27% del totale, nonostante la popolazione detenuta straniera sia il 33,4% di quella complessivamente in carcere. Il 35% del detenuti ha un'imputazione per violazione della legge sulle droghe che, in alcuni casi, si somma ad altri reati. Il 55% ha un'imputazione per reati contro il patrimonio. Il 40,5% ha un'imputazione per reati contro la persona.

CARCERI: ANTIGONE, DA INIZIO ANNO 94 DETENUTI MORTI DI CUI 26 SUICIDI

Sono 94 i detenuti morti dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane, tra questi 26 sono i suicidi. I dati sono contenuti nel Rapporto di metà anno presentato da Antigone. "In alcune carceri si muore troppo. Ben sei i morti nel carcere napoletano di Poggioreale dall'inizio dell'anno, di cui quattro nell'ultimo mese. E poi due a Taranto, Genova Marassi e Milano San Vittore", denuncia

CARCERI: ANTIGONE, IN CALO DETENUTI STRANIERI, SONO IL 33,42%

Al 30 giugno 2019 i detenuti stranieri nelle carceri italiane sono il 33,42% della popolazione reclusa. Erano il 33,95% sei mesi fa e il 35,19% sei anni fa, al tempo della sentenza di condanna da parte della Corte Europea dei Diritti Umani nel caso Torreggiani. Ed erano il 37,10% dieci anni fa. I dati aggiornati sono contenuti nel rapporto di metà anno sulle carceri italiane redatto da Antigone e presentato oggi. Gli stranieri si concentrano in alcune regioni. Il Lazio ne ospita 2.515, ossia un ottavo del totale; la Lombardia addirittura 3.723, ossia più di un quinto del totale. Un decimo è in Piemonte. La Sardegna è usata quale contenitore di detenuti stranieri, così disancorandoli dai territori di vita precedente. Costituiscono l'80% a Is Arenas e il 78% a Nuoro. "È evidente la sopravvalutazione mediatica del tema. Se nel 2003 su ogni cento stranieri residenti regolarmente in Italia l'1,16% degli stessi finiva in carcere, oggi la percentuale è scesa allo 0,36%", rileva Antigone. Le nazionalità più rappresentate sono quella marocchina (18,7% del totale degli stranieri), rumena e albanese (12,4%), tunisina (10,1%), nigeriana (8%). Un dato molto basso è quello dei siriani (0,3%). Superiore è quella dei polacchi (0,7%), pari a quello dei russi Il rapporto mette poi in evidenza il caso dei rumeni, definito "eclatante". "Oggi sono 2.509. Erano 3.661 nel 2013. Oggi rappresentano lo 0,21% del totale dei rumeni presenti in Italia (circa 1 milione e 200 mila persone). Sono diminuiti in percentuale di più di un terzo. È questo l'effetto dell'integrazione e delle seconde generazioni".

CARCERI: ANTIGONE, PEGGIORANO CONDIZIONI, NON SPAZI PER SOCIALITA' NE' USO INTERNET

Peggiorano le condizioni di vita nelle carceri italiane. A denunciarlo è il Rapporto di metà anno redatto da Antigone e presentato oggi, che riporta alcuni dati. Nel 30% delle carceri visitate non risultano spazi verdi dove incontrare i propri cari e i propri figli. Solo nell'1,8% delle carceri vi sono lavorazioni alle dipendenze di soggetti privati. Nel 65,6% delle carceri non è possibile avere contatti con i familiari via Skype, nonostante la stessa amministrazione e la legge lo prevedano. Nell'81,3% delle carceri non è mai possibile collegarsi a internet. "La vita peggiora anche perché alcune recenti Circolari hanno previsto dei cambiamenti in peggio poco giustificabili soprattutto nella stagione estiva, quale ad esempio l'obbligo di tenere spenta la televisione dopo la mezzanotte - osserva Antigone - Non permettere ai detenuti di guardare la tv quando fa caldo, si fatica a prendere sonno e durante il giorno si è sempre stati nella cella a oziare significa contribuire a innervosire il clima generale".

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