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Il Sociale
Elena, mamma caregiver, vince contro l'Inps: annullato il “debito”

Elena Abbate ha vinto, perché (a volte) Davide riesce a battere Golia. “Provvedimento di annullamento in autotutela del provvedimento, in materia di prestazioni pensionistiche – Indennità di accompagnamento per invalidità civile”. Un titolo complicato per una buona e semplice notizia: l'Inps non le riprenderà i soldi che le aveva chiesto, per i giorni in cui la sua bambina, gravemente disabile, era stata ricoverata in ospedale, nel 2017.

L'Inps, insomma, ci ha ripensato, dopo aver chiesto di restituire ben 1.100 euro per il ricovero della piccola Margherita (una delle due figlie con disabilità di Elena) a Torino: un mese circa, subito dopo la nascita. Ora, “a seguito esame della “Dichiarazione di accudimento continuativo di minori titolari di indennità di accompagnamento” - si legge nella lettera recapitata . L'istituto ha provveduto a riliquidare la prestazione. Si è creato un credito di pari importo, che si provvede a compensare totalmente con il debito. Pertanto il debito non è più dovuto”. Non è un gioco di parole, ma una burocrazia contorta e strana, che a volte si accanisce contro il più debole. Tante sono infatti le famiglie di bambini con disabilità che si sono viste recapitare la richiesta di rimborso da parte dell'Inps per i periodi di ricovero ospedaliero del proprio figlio o della propria figlia: famiglie in debito con l'amministrazione, per aver fruito di cure necessarie per salvare vite vulnerabili e spesso appese a un filo. Alcuni di questi genitori, come Elena, hanno però la forza di combattere anche questa battaglia: hanno chiesto all'ospedale in questione e presentato all'Inps questa “dichiarazione di accudimento continuativo”, che tutti hanno assicurato ai propri figli durante l'intero periodo del ricovero. O dei ricoveri, perché diffusa è la tendenza dei medici a “ospedalizzare” bambini con disabilità, anche quando questo non sia davvero necessario. Aiutati e incoraggiati da quelle che considerano “mamme esperte”, come Sara Bonanno o Marina Cometto, alcuni si sono cimentati in questa ennesima procedura burocratica, sperando di poter piegare il gigante Golia.Elena ce l'ha fatta, “grazie anche al prezioso aiuto di Agnieszka Stokowiecka e Patrick Creux, senza i quali non sarebbe stato possibile: con la loro associazione La Casa di sabbia e gli avvocati che mettono a disposizione, sono stati loro a predisporre il ricorso e tutta la documentazione necessaria”. Ora, di questa vittoria, Elena è fiera, “non solo per me e per la mia famiglia ma perché spero che questo possa incoraggiare altri a combattere le ingiustizie che non dovremmo subire e non vorremmo affrontare, visto che dobbiamo superare già tanti ostacoli e sofferenze”. Ma chi è abituato a lottare, forse è anche più bravo a farlo. E a volte vince.

Fonte: Redattore Sociale

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