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Cari calciatori (e allenatori), tenetevi i soldi, ma siate culturalmente umili

Le partite agostane confermano che il calcio – ma meglio sarebbe dire: calciatori e allenatori – sta prendendo una deriva che non si capisce dove arriverà, anche se, con fantasia, si può immaginare a che cosa potrebbe portare: il calciatore – al pari della star del rock e del basket americano (NBA) –  che vuol diventare guru, vincere il premio Nobel, della Pace chissà, ma magari ancora più in là della Letteratura (considerati i personaggi dello spettacolo che si fanno scrivere  libri che poi vengono promossi in tv,  il rischio c’è).

In tv ore e ore di commenti sul campionato italiano, inglese, tedesco. Così i giovani africani vogliono venire in Europa per diventare calciatori, non per inseguire un sogno personale e imprenditoriale. La prova è che sono gli africani a fare dopo il gol le piazzate più imbarazzanti (poiché la maleducazione è il comportamento imprevisto). Si guardi ai social dei calciatori e alle loro pettinature fuori dal mondo reale.

Al porsi la mano davanti la bocca quando sono inquadrati dalle telecamere, al pari di ministri seduti sui banchi del Governo a Montecitorio, come se nascondessero quale segreto. Si pensi all’agitazione e ai salti degli allenatori a bordo campo (una volta sedevano in panchina) e alle loro conferenze stampa, alla ricerca della semplificazione dei concetti (“Noi siamo comunque il Vattelapesca… schiena diritta”)… magari scrivessero le loro frasi sulla lavagna. Si rifletta sui tatuaggi e a come vengono definiti nella Bibbia coloro che si tatuano il corpo. Si valutino stipendi e giro d’affari, l’ultimo complessivo di 600 milioni di Neymar.  Certo… i calciatori hanno fatto sacrifici, è la legge della domanda e dell’ offerta… magari un giorno gli appassionati di calcio diminuiranno e il castello crollerà. 

E ancora… giornalisti che presentano calciatori con l’appellativo “signore”. Giacché la percentuale di laureati tra allenatori e calciatori è bassissima (è vero, la laurea non è tutto, ma è probabile che sia più colto un laureato di chi ha la licenza elementare), la definizione di signore è quella riportata da Spengler e la cultura non si compra, quel mondo si tenga i soldi ma abbia la decenza di essere culturalmente umile.

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