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Gianni Infantino colpisce ancora: i mondiali del 2034 all’Arabia Saudita
Gianni Infantino (Lapresse)

Gianni Infantino colpisce ancora: i mondiali del 2034 all’Arabia Saudita

L'Arabia Saudita sarà la sede dei Mondiali del 2034. Il presidente della FIFA Gianni Infantino ha dichiarato ieri che è scaduto il termine per la presentazione delle candidature (Riad era l’unica concorrente) e non ci sono nuove proposte. Quindi avremo il bis di Qatar 2022, con mondiali di calcio giocati in inverno per onorare i cammelli e i petrodollari arabi.

Infantino era già stato ampiamente criticato per la scelta del 2022 ma aveva fatto spallucce e forte di un cognome francamente suggestivo se ne era andato al galoppo nelle terre assolate a fare incetta di denari. Terre ricche di sole sì, ma clamorosamente povere di diritti umani, dove le donne vengono frustate se prendono un caffè in compagnia maschile.

Ma si sa, Pecunia non olet, come dicevano gli antichi.

E così Infantino si è precipitato sull’amato Instagram ed ha vergato tosto e ratto: "Il più grande spettacolo della terra sarà organizzato nel 2026 in Nord America da Canada, Messico e Usa. Le prossime due edizioni si terranno nel 2030 in Africa (Marocco), Europa (Portogallo e Spagna) e Sud America, con tre gare celebrative (Argentina, Paraguay, Uruguay) e nel 2034 in Asia, con l'Arabia Saudita". Autoglorificazione allo stato puro. Egolatria perversa e polimorfa. Gianni Infantino già dal cognome si capisce che deve essere una persona strana. Nato in Svizzera da genitori italiani possiede la doppia nazionalità. Da giocatore di calcio nella terra del cioccolato fu una grande pippa ma poi si laureò in Legge e divenne nel 2016 il nono Presidente della Fifa, cioè il massimo livello calcistico mondiale e da quel dì non ce lo siamo più tolto dai cabasisi.

Dicevamo del suo amore per gli sceicchi ricconi. Il Qatar -organizzatore dei mondiali 2022- è stato molto criticato da tutta la comunità internazionale per le continue violazioni dei diritti umani e per la strage di operai avvenuta proprio durante la costruzione degli stadi che destò grande eco nell’opinione pubblica. Alla inaugurazione si lanciò in una intemerata degna di un attore teatrale: "Oggi ho sentimenti molto forti. Oggi mi sento qatariota, mi sento arabo, mi sento africano, mi sento gay, mi sento disabile, mi sento un lavoratore migrante". Ha anche detto di fare fatica a capire le molte critiche arrivate nelle ultime settimane dai Paesi occidentali, sostenendo che la loro "lezione morale a senso unico" sia "semplice ipocrisia".

Non contento di tanto ardire ha poi così continuato: “Prima di dare lezioni morali gli europei dovrebbero chiedere scusa per i prossimi 3mila anni" per quello che hanno fatto in giro per il mondo negli ultimi 3mila anni. L’Occidente dovrebbe creare canali legali in cui questi lavoratori possano andare in Europa a lavorare, come ha fatto il Qatar, e dare loro un po’ di futuro, un po’ di speranza”. E così il Lothar elvetico ci vorrebbe rifilare altri migranti, come se non bastasse quelli che abbiamo ma a lui che gli frega, sta in Svizzera. 

Ma appunto la cosa che attirò l’attenzione mediatica mondiale fu questo discorso sconclusionato da misto tra il predicatore di periferia e il venditore di olio di serpente in cui esaltava gli “ultimi del mondo” e poi la scelta del Qatar che non è visto certo come un modello di diritti civili.

Ora il furbo Infantino ci riprova e porta a casa il colpaccio di un nuovo mondiale in cammellistan. Chissà se ha il coraggio di rifilarci un nuovo pistolotto sulle “colpe dell’Occidente”?

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