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Il "Comandante" Sarri alla Juve: nessun tradimento, è la scelta giusta

Il piagnisteo sul tradimento del "sarrismo" non ha senso: per il progetto deciso dalla dirigenza della Juventus, può essere più adatto di Guardiola
di Lorenzo Zacchetti
Se la delusione dei tifosi napoletani per il passaggio di Maurizio Sarri alla Juventus è comprensibile (con qualche necessaria distinzione che faremo in seguito), molto meno lo è quella dei bianconeri che si erano abbandonati alla fascinazione di Guardiola.
È difficile comprendere la situazione, se non teniamo in conto le premesse.
Torniamo a un mese fa (un’era geologica, nel calcio), quando la Juve ha deciso di esonerare Allegri, pur concedendogli l’onore nelle armi facendolo passare come un divorzio consensuale. Cacciare un allenatore che in cinque anni ha vinto cinque Scudetti (filotto-record), quattro Coppe Italia, due Supercoppe e disputato due finali (perse) di Champions League significa due cose: la prima è che la Champions è un’ossessione non solo per noi tifosi, ma anche per la società, e la seconda è che non c’era accordo tra dirigenza e allenatore sui passaggi necessari per centrare l’obiettivo.
Come dimostrato anche dalla cacciata del dissidente Marotta, con l’oneroso investimento su Cristiano Ronaldo la Juve pensava di aver colmato il gap che ancora la separava dal successo europeo. Era stato proprio CR7 a strapazzarla per due anni consecutivi, prima nel 4-1 di Cardiff e poi nella doppia sfida che ha visto il fenomeno lusitano esibirsi con una storica rovesciata a Torino e quindi trasformare quel rigore-beffa che, a tempo scaduto, ha vanificato l’epica rimonta della squadra di Allegri al Bernabeu. La Juve ha quindi scelto di fare all-in e, sconfessando una linea di rigore gestionale da tempo consolidata, ha chiesto al vincitore seriale di Palloni d'Oro di realizzare il sogno di milioni di tifosi, sottoscritto compreso.
Come è andata lo sappiamo tutti. Pur rivincendo il campionato con una facilità imbarazzante (e non si capisce perché il turnover delle ultime giornate non fosse scattato ben prima, perché già a Natale il finale era scontato), in Europa i bianconeri sono usciti ai quarti di finale, esattamente come l’anno prima. Le avvisaglie del tracollo c’erano già state nell’andata contro l’Atletico Madrid, ma un’altra grande rimonta aveva prolungato la corsa della Signora.
Parecchio eloquenti erano apparse le dichiarazioni di Allegri in corso di stagione: più volte il tecnico ha cercato di allontanare da se’ quell’obbligo di vincere che evidentemente in società gli facevano pesare. Anche le lunghe discussioni sulla scarsa spettacolarità del gioco bianconero e sulla filosofia di un tecnico “risultatista” ai confini del cinismo fanno parte della frattura che di settimana in settimana è andata creandosi: da un lato la società che pretende di centrare l’obiettivo-Champions, sul quale ha scommesso la propria faccia di club efficacemente gestito, dall’altro l’allenatore che invece riteneva la rosa ancora non all’altezza delle rivali europee. E forse con qualche ragione: oggettivamente, il paragone tra il gioco della Juve e quello delle semifinaliste Liverpool, Tottenham, Ajax e Barcellona qualche imbarazzo lo genera.
Separarsi, a questo punto, è diventato inevitabile.
Al di là di fantasiose ricostruzioni, per la sostituzione si sono presi in considerazione tre profili: Gasperini, Guardiola e Sarri, in rigoroso ordine alfabetico.
Per blasone e per carisma, Pep è di varie spanne sopra tutti, ma la concretezza di questa ipotesi è sempre stata molto labile: il maxingaggio garantitogli dal Manchester City, il superiore fascino della Premier League e il fatto che ad oggi non si sia ancora verificata la paventata stangata della Uefa ai “Citizens” hanno rappresentato ostacoli insormontabili.
E, per dirla tutta, a Torino si è presto capito che l’eventuale arrivo di Guardiola avrebbe reso necessaria una campagna-acquisti ancora più onerosa di quella che avrebbe voluto Allegri e che la società, a quanto mi risulta, non intende affatto sobbarcarsi. Il palmarès del tecnico è impressionante, ma lo stesso può dirsi del profilo dei giocatori fin qui allenati.
Siccome va esclusa l'ipotesi che Nedved e Paratici siano pronti ad investire (ancora) per acquisti dello stesso livello di Messi e Agüero, una scelta possibile sarebbe stata l’apertura di un nuovo ciclo basato sui giovani, a costo di perdere per strada qualche Scudetto. A meno che la quarta stella non ingolosisca qualcuno più della Champions. Io, francamente, non conosco nessuno che la pensi così.
Personalmente avrei ritenuto Gasperini un tecnico in grado di guidare un percorso di questo tipo: è pur vero che la sua unica esperienza in una grande non è stata positiva, ma stiamo parlando di un’Inter che - in quanto tale - spesso sfugge a valutazioni razionali e soprattutto dimentichiamo che allenatori come Trapattoni, Lippi e Conte non avevano poi un curriculum molto più robusto di quello del Gasp, quando si sono seduti per la prima volta sulla panchina bianconera. Qualche dubbio sulla sua capacità di gestire personalità come quella di CR7 in effetti ce l’avevo e ce l'ho tuttora, ma ad ogni buon conto si è scelta una strada diversa.
L’ingaggio di Sarri, ben lungi dall’essere un piano-B, è una via di mezzo tra due profili agli estremi, una scelta dettata dal buon senso.
Come mera qualità del gioco, Napoli e Atalanta sono state nettamente le due squadre italiane più brillanti degli ultimi anni. Sarri al San Paolo ha battuto tutti i record di rendimento nella storia del club e non è colpa sua se gli è capitato di essere contemporaneo di una Juventus persino sovradimensionata per un campionato in fondo modesto come il nostro.
L’anno trascorso al Chelsea, benché non idilliaco sul piano personale, ha confermato che il tecnico non è solamente un miraggio locale. Se nella stessa stagione vinci l’Europa League, arrivi terzo in Premier e perdi solo ai rigori la finale di F.A. Cup, vuol dire che hai sostanza e non sei una meteora come Maifredi od Orrico, profeti del calcio-champagne precocemente sgasati. Alcune sue asperità caratteriali potrebbero essergli d’impaccio nelle relazioni in un ambiente esigente come quello della Juve, ma ciò che più conta è che sul piano tecnico il nuovo allenatore può valorizzare al meglio la rosa a sua disposizione.
Escluso che CR7 possa essere impiegato “alla Callejon” in un 4-3-3 (in caso contrario, chiamate l’ambulanza), è più probabile che Sarri rispolveri il 4-3-1-2 usato in precedenti esperienze per non richiedere troppo movimento a Cristiano e contemporaneamente per rilanciare Dybala, che con Allegri si stava avviando a un triste addio. E poi non dimentichiamo che alla Juve è tornato anche Higuain, pupillo del nuovo tecnico che aspetterei a dare per finito. Bernardeschi e Douglas Costa (eccellenti anche sulla fascia) rappresentano due eccellenti opzioni per il ruolo di trequartista, al netto di ulteriori rinforzi che potrebbero arrivare dal mercato. Con Sarri, tuttavia, potrebbe essere comunque una campagna-acquisti sostenibile, mirata a ringiovanire una difesa che francamente ha bisogno di volti nuovi, sia per l’usura dei centrali, sia per la qualità non eccelsa degli esterni. Come per tutte le squadre, sarà il centrocampo a determinare le sorti della Juve. La scelta del modulo dovrà bene intrecciarsi con quella degli uomini: nel reparto nevralgico c’è sicuramente qualità (Pjanic, Bentancur), c'è anche forza fisica (Matuidi), ma c'è pure anche qualche acciacco di troppo (Can, Khedira).
È opportuno che il ragionamento rimanga nella cornice tecnico-tattica, perché il piagnisteo sul presunto tradimento del “Comandante” è francamente fuori-luogo. Con tutto il rispetto per i cultori del sarrismo, qualunque significato vogliate attribuire al termine, se ci sono delle bandiere ammainate in maniera dolorosa sono quelle giallorosse, visto il clamoroso addio alla Roma di De Rossi e Totti in soli 18 giorni di resa dei conti capitolina. Quelli sì che sono traumi.
Si può comprendere anche lo smarrimento di chi vede Antonio Conte sulla panchina dell’Inter, dopo la sua lunga storia bianconera, ma non si può pretendere che tre stagioni al Napoli possano indurre Sarri a un’abiura preventiva nei confronti della Juventus.
Lo devono capire soprattutto i tifosi di Madama, anche alla luce dell’errore commesso a suo tempo con Ancelotti. Ma almeno in quel caso una solida militanza come avversario c’era.
In questo caso, francamente, propenderei per accogliere Sarri nel migliore dei modi. Scelga pure lui tra giacca e cravatta, tuta o anche bermuda: se ci farà vincere la Champions, andrà bene tutto.