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Sport
Non ci resta che correre, Biagio D'Angelo racconta il 'romanzo' del running

Non ci resta che correre, Biagio D'Angelo racconta il 'romanzo' del running


“Non ci resta che correre, Storia d’amore e resistenza”, Biagio D’Angelo racconta, in un romanzo uscito per Rizzoli, una storia rivolta ai tantissimi appassionati di running, ma anche a quegli uomini e donne di tutte le età che in vita loro non hanno mai indossato un paio di scarpe da corsa, ma sanno bene che l’amore è anche una questione di resistenza, proprio come una maratona…

Il running in Italia è ormai un fenomeno dalle dimensioni importanti tanto da essere lo sport più praticato nel nostro paese (più o meno abitualmente corrono circa 6 milioni di persone). I runner abituali, quelli che corrono almeno 3 volte alla settimana e che partecipano alle gare competitive (dalla mezza maratona in su) sono oltre 200 mila.

Giusto un dato per rendere l'idea, gli italiani iscritti alla maratona di New York nel 2016 sono stati addirittura 2819, la comunità più numerosa dopo gli americani (più di francesi, britannici e tedeschi).


Non ci resta che correre, Biagio D'Angelo racconta il 'romanzo' del running - La storia


Il momento in cui ti innamori, anche se mentre lo vivi non te ne rendi conto, innesca conseguenze impreviste e irreversibili. È ciò che succede anche al protagonista di questo libro, quarantacinque anni, padre separato, quando un sabato pomeriggio di marzo mette su la prima maglietta  di cotone che gli capita, un paio di vecchie scarpe e invece di andare  in palestra tira dritto e comincia a correre lungo il Naviglio: due chilometri all’andata e due al ritorno. Perché sì, è della corsa che si innamora.  Di quella cosa che “si fa per non impazzire”, per tornare bambini o per preparare “il viaggio più bello della vita”: la prima maratona. Ed è così che nasce questo libro che parla di running, da leggere tutto  d’un fiato come un romanzo. Perché a dare il passo all’autore ci sono tanti personaggi incredibili: per esempio c’è Edoardo, che scopre la corsa  a sessant’anni sotto gli sguardi irridenti dei suoi compaesani e che oggi,  a settantotto, è il secondo ultramaratoneta al mondo della sua categoria; c’è Constantin, che corre in stampelle dopo l’amputazione di una gamba; c’è Mahanidhi, prototipo del corridore-cercatore; c’è persino Chet Baker, che appare come una visione in un’alba nebbiosa alle porte della città.  E c’è appunto Milano, la Milano del Parco Sempione e quella delle periferie, di tanti luoghi nascosti e tanti sguardi possibili solo all’occhio  di chi li attraversa correndo. Con il suo primo libro, Biagio D’Angelo scrive una dichiarazione d’amore coinvolgente, commovente e autoironica, che appassionerà tanto  i runner di lungo corso quanto i neofiti alle prese con i primi chilometri.

BIAGIO D’ANGELO è nato a Messina e vive a Milano. Da oltre vent’anni  si occupa di comunicazione, collaborando con diversi marchi nazionali e internazionali.  Dal 2016 con l’agenzia K words realizza anche progetti di welfare aziendale. Non ci resta che correre è il suo primo libro.
 

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