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Turchia, dedica il gol ai morti curdi. Dodici turni di squalifica

Dodici giornate di squalifica per aver dedicato una vittoria alle vittime curde. È successo a Deniz Naki, centrocampista dell’Amedspor, una squadra di terza serie della città di Diyarbakir, il capoluogo del Kurdistan turco. «Amed» è il nome curdo della città.

Il gol, la qualificazione, il tweet e la squalifica
La vittoria è quella in Coppa di Turchia contro il più titolato Bursaspor, un 1-2 che proietta il piccolo Amedspor ai quarti contro il Fenerbahce di Istanbul, una delle big del campionato turco. Naki lo scorso 30 gennaio ha anche segnato la rete decisiva, e poche ore dopo ha scritto su Facebook denunciando la «cultura del sospetto» e il «gioco sporco» ai danni della squadra. Inoltre, ha aggiunto, «abbiamo sempre creduto nella libertà e vinto sul campo», dedicando il successo «a quelli che hanno perso la vita e ai feriti di questi tempi di persecuzione che proseguono ormai da 50 giorni». La Federazione turca ha reagito squalificandolo per 12 giornate per «propaganda ideologica» e multandolo per comportamento «antisportivo».

Partita senza tifosi
Inoltre, la partita contro il Fenerbahce in programma il 9 febbraio dovrà essere giocata senza i tifosi dell’Amedspor per cori antisportivi («Dovunque resistenza» e «Non fate morire i bambini, lasciateli venire alla partita» in due diversi incontri, un centinaio di arresti), fattore che ha scatenato la protesta del club che minaccia di non scendere in campo. E che ha ricevuto anche la solidarietà dei tifosi del Fenerbahce stesso, da sempre nemici del potere costituito e, da un paio d’anni, insieme a quelli delle altre due squadre di Istanbul, Galatasaray e Besiktas, schierati apertamente contro Erdogan.

Società perquisita dall’antiterrorismo
Ma non solo: il 29 gennaio, appena prima della partita «incriminata», le unità antiterrorismo della polizia avevano fatto irruzione nella sede dell’Amedspor sequestrando documenti e computer, ufficialmente per un tweet considerato «terrorista» e in realtà partito da un account non legato alla squadra.

Naki, il tedesco di origine curda, e quell’aggressione etnica
Naki, 26 anni, è nato in Germania e ha passaporto tedesco (è cresciuto nelle giovanili del Bayer Leverkusen), ma è di origine curda. Nel 2009 era finito al centro delle cronache perché, mentre giocava per il Sankt Pauli, dopo un gol all’Hansa Rostock aveva mimato il gesto del tagliagole ai tifosi avversari. Nel 2013 si era trasferito in Turchia, al Genclerbirligi, ma la stagione successiva aveva lasciato polemicamente la Turchia sostenendo di aver subito un‘aggressione etnica per le strade di Ankara.

La crisi nel Kurdistan turco
Dalla fine di luglio sono numerosi gli scontri tra l’esercito turco e i membri del Partito curdo dei lavoratori (Pkk) e diversi civili e diversi membri delle forze di sicurezza sono rimasti uccisi. Nelle area a maggioranza curda sono comuni i coprifuoco e la chiusura delle scuole. In questo periodo, ricorda l’agenzia Cihan, almeno 200 mila persone sono state sfollate dalle regioni al confine con la Siria per mancanza d’acqua e di energia elettrica. Sur, il distretto appena ad est di Diyarbakir, è sotto coprifuoco permanente, altre regioni più vicino al confine siriano lo sono da dicembre.

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