Trump, il presidente del cambiamento adesso ha nel mirino Cina e Germania.
Unico presidente americano che sta mantenendo le promesse elettorali.
34 miliardi di dollari di sovrattasse al 25% sono entrate in vigore ieri a firma Donald Trump contro la Cina. E la minaccia di metterne in atto altri fino a 500 miliardi. Promessi e fatti come da stile del tycoon sempre più considerato dagli americani.
’Una politica da bullo’ ha risposto il gigante cinese costretto a difendersi imponendo una medesima misura sui prodotti a stelle strisce, ma è evidente che ha incassato il colpo. Un colpo che arriva in un momento in cui l’economia della Cina non è proprio così florida come si vorrebbe far credere.
'La guerra non è la soluzione ‘dice il premier cinese e protesta al WTO. Ma sicuramente questi dazi hanno toccato nervi scoperti.
I dazi Usa. Cina e Germania nel mirino di Trump.
L’impatto reale di dazi al 25% su ogni prodotto cinese si rifletterebbe sul PIL cinese soltanto nella misura dello 0,5%. Non un dramma per un paese che è sempre cresciuto a grande velocità ma dietro a questa guerra commerciale americana, apparentemente senza ragione, via è una strategia precisa: quella cioè di far rallentare la Cina che sta crescendo nella tecnologia sulle spalle degli americani.
Il gioco è molto semplice e neppure tanto nascosto. Gli Usa investono miliardi in ricerca per produrre tecnologia sempre più sofisticata, poi le aziende americane ( un nome a caso Apple) fanno produrre i componenti in Cina ma per farlo devono creare obbligatoriamente joint venture con le aziende cinesi.
Questo comporta obbligatoriamente la condivisione di conoscenze tecnologiche e brevetti che poi vengono usati dai furbi cinesi per creare prodotti ad alta tecnologia venduti su tutti i mercati a prezzi competitivi.
I dazi Usa. L'America è il salvadanaio del mondo.
E questo, nella testa di Trump, deve cessare. ’Gli Usa sono il salvadanaio del mondo e tutti ne approfittano’ dice il presidente e tira diritto.
Forse non ha del tutto torto.
L’altro suo nemico sta in Europa e si chiama Germania.
E anche qui sembra non sbagliare del tutto.
Tutta l’Europa, sottomessa da sempre, allo strapotere tedesco, fa finta di non vedere che i teutonici stanno bellamente fregandosene delle regole e si arricchiscono grazie al mantenimento di un perenne surplus commerciale.
Ma i poveri europei poco riescono a fare. Trump invece non ha bisogno di inchinarsi a nessuno, tantomeno ai tedeschi, ed allora si è chiesto, ad esempio, come mai le auto americane importate in Europa debbano pagare dazi del 10%, mentre le europee, soprattutto tedesche, paghino solo il 2%.
I dazi Usa. Un presidente che mantiene le promesse elettorali.
Sembra aver colto nel segno perchè la Cancelliera ha subito detto che ’spera di mantenere una relazione commerciale ragionevole’ ma le voci dicono che sia disposta a venire a più miti consigli. Importante che in questa guerra l’Italia non paghi un prezzo troppo alto. Ma al momento il rischio potrebbe non essere così alto e magari potrebbero nascere, in un commercio mondiale più regolamentato, opportunità interessanti per il nostro paese. Ad esempio sui nostri prodotti alimentari ed agricoli.
Ed intanto, il primo presidente americano che, nel bene e nel male, sta facendo tutto quello che aveva promesso nella campagna elettorale tira avanti diritto. Pur sapendo che una politica commerciale potrebbe riflettersi negativamente anche sui lavoratori americani.
Ma le promesse devono essere mantenute. E una buona parte degli americani, anche quelli che non l’hanno votato sembra essere con lui. In fondo pure Kim, il leader nordcoreano che voleva sotterrarlo di razzi, ora sembra aver cambiato idea.