Però la vedetta lombarda era un maschietto
La presidente della Camera Laura Boldrini, infaticabile in difesa dei diritti delle donne e nella promozione della parità di genere, ha aperto il nuovo fronte della lingua usata dai media, ancora troppo maschilista. E’ vero, si può fare molto: dire e scrivere ministra, come si fa con maestra. E poi avvocata, architetta. Ovvio che presidente va bene sia al maschile che al femminile, perché alla radice è un participio presente: la o il presidente, proprio come diciamo la insegnante, la preside. Si può andare anche più in là, con la giudice e la magistrata.
E’ ora di rimuovere vecchie pigrizie che risalgono a quando certi ruoli e mestieri erano riservati ai maschi. “Nessuno – argomenta Boldrini – chiamerebbe maestra un uomo solo perché tra gli insegnanti elementari le donne sono la quasi totalità".
Però qualcosa non funziona: la Piccola vedetta lombarda, racconto patriottico di Edmondo De Amicis, narra di un bambino di 12 anni, morto durante una battaglia tra i Piemontesi e gli Austriaci nella Seconda guerra d’indipendenza. E proprio i militari abbondano di termini al femminile applicati soprattutto agli uomini: recluta, sentinella, guardia (per es. di finanza).
Altrettanto vale per le guide alpine. Se un uomo pretendesse la maschilizzazione della sua qualifica (come il guardio giurato), lo prenderebbero per pazzo.
Poi ci sono i casi particolari: cantanti donne come soprano e contralto sono declinate al maschile.
Conclusione? Aggiorniamo gli usi e il linguaggio giornalistico, ma – per favore – senza editti che ricordano il voi di Mussolini, evitando eccessi di zelo e appelli per crociate ridicole.