C’era un tempo, nemmeno tanto lontano, in cui gli eredi del mussolinismo esibivano il tricolore come segno della loro identità politico-ideale, mentre Bossi invitava le signore che durante i suoi comizi lo esibivano alla finestra a spostarlo “nel cesso”. Ora i tempi sono cambiati; il successore di Bossi insiste sul tasto del patriottismo e del nazionalismo; non solo lo slogan “prima gli italiani”, ma anche il tormentone sugli “stranieri”, che Salvini ripete, quasi stesse citando la Canzone del Piave, per dire che le ONG con bandiere variopinte devono scordarsi i porti italiani.
Ormai il centrodestra “plurale” che piace a Berlusconi fa venire in mente un vecchio trio comico-canoro en-travesti: le Sorelle Bandiera, rese famose in tv da Renzo Arbore con la canzone-sigla “Fatti più in là”, dove loro si spingevano di lato a colpi d’anca.
La formazione tipo dovrebbe essere: in mezzo la Lega di Salvini, che ha primeggiato nel voto del 4 marzo e ancor più primeggia nei sondaggi e nel voto ammnistrativo; spostata verso il centro “moderato” Forza Italia, che sempre più sconta il fatto di essere proiezione personale di Silvio Berlusconi e delle sue preoccupazioni; al lato di destra Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, a interpretare il residuo di nostalgia e orgoglio di patria che a suo tempo venne rappresentato dal MSI e poi da Alleanza Nazionale.
Ma FdI ha un problema: Salvini a forza di allargarsi non lascia più spazio al terzo soggetto del centrodestra.
Così la povera Giorgia Meloni, per riservarsi un angolino, si butta ancora più in là fino a parlare di “blocco navale di fronte alla Libia”. Espressione guerresca che riecheggia tempi foschi di cannoniere e affondamenti.
E’ inutile sperare in un abbassamento dei toni. Tanto più che la moderazione ormai non trova cittadinanza neanche a Parigi, e nemmeno a Berlino.