La politica vive di slogan, da sempre. Nei tempi recenti le formule proposte ai cittadini sono spesso tratte dal repertorio della pubblicità. Ecco perché l’idea della rottamazione, lanciata da Renzi al tempo della sua scalata al PD e a Palazzo Chigi, per quanto scioccante e brutale (rottamare le persone non è troppo politically correct), colpiva nel segno.
L’assunto renziano era quasi uguale a quello di Grillo: i nostri predecessori alla guida del Paese hanno fallito; non hanno saputo riformare, rinnovare la società, far funzionare al meglio lo Stato. Serve dunque un taglio netto con il passato, affidando il compito di portare l’Italia fuori dalla palude ad una classe dirigente nuova, spregiudicata (nel senso di priva di pregiudizi e remore), brillante; quindi giovane in tutti i sensi.
Grillo e i suoi hanno però capito una cosa: che una proposta così radicale ha bisogno di risultati tangibili immediati, tali da raccogliere subito l’apprezzamento di un elettorato deluso, frustrato da promesse non mantenute, preoccupato per la crisi dell’economia e dell’occupazione. Di qui la scelta della solitudine: i 5 Stelle non si accordano con nessuno, non accettano nessun “inciucio”. Formula buona per arrivare primi, ma lasciando ad altri la responsabilità di governo. Quello che tutte le previsioni e i sondaggi finora prospettano (salvo verifica ad elezioni concluse).
Renzi non ha voluto (o potuto) fare altrettanto. Doveva puntare al governo ieri, oggi e domani, e scontarne le conseguenze. Compreso l’effetto boomerang della rottamazione, che infatti gli viene gettata in faccia con una notevole dose di scherno.
Rottamazione è una proposta commerciale che tutti gli italiani capiscono: consegna la tua Punto ad un demolitore, e così tra sconti e agevolazioni potrai avere una macchina nuova, che consuma meno, è più sicura, e varrà di più anche da usata. L'auto nuova l'avrai subito, nel giro di qualche giorno o settimana. Potrai misurare immediatamente il vantaggio di metterti al passo con le novità della tecnica e del mercato.
Qui sta il guaio. Ai tempi, ormai mitici, del 40% al PD nelle elezioni europee, la rottamazione aveva sedotto la maggioranza, per lo meno relativa, degli italiani. I quali poi però hanno visto che l’auto nuova, nettamente migliore della vecchia, non arrivava; o se era arrivata non funzionava gran che. Il consenso, le aperture di credito da parte degli elettori, in questi tempi di impazienza diffusa durano al massimo qualche mese. Vale per l’Italia, la Spagna, la Germania, la Francia e anche per gli Stati Uniti, dove Trump ha cominciato a perdere nelle votazioni locali.
Alla vigilia di un’elezione non si può promettere “lacrime, sangue e sudore”; ma anche prospettare svolte meravigliose, alla fine, non rende.