L’Islam è Medioevo, ma non tutto è feroce. Di Marco Volpati
Con l’ossessione per la “lettera” del Corano, l’impossibilità di distinguere tra stato e religione, l’inferiorità imposta alle donne nella società, in famiglia e persino nell’abito, l’Islam – preso nel suo complesso – è fermo al Medioevo.
Bisogna però distinguere tra Medioevo mite e feroce. Quello di San Francesco d’Assisi era sicuramente mite . E oggi molti musulmani rispettano tanto le proprie regole di vita e di culto, quanto le persone diverse da loro.
All’opposto, si ispirano al Medioevo feroce terroristi e miliziani islamisti che massacrano, torturano e sgozzano gli “infedeli” (compresi alcuni musulmani di tendenza diversa).
Medievali feroci sono anche i padri che uccidono le figlie perché vogliono vivere all’occidentale (il caso Hina Saleem, assassinata in provincia di Brescia dalla sua famiglia) e tutti quelli – islamici o no - che clandestinamente sottopongono le bambine alla barbarie dell’infibulazione. E anche chi distrugge chiese, monumenti e libri o fa saltare in aria i Buddha di Bamiyan: ferocia meno cruenta, ma sempre orrenda.
Nel campo occidentale ci sono tracce, ridotte, di medievalismo. Per lo più del genere “mite”, come i conventi di clausura o i villaggi americani abitati dagli Amish che rifiutano tutte le modernità: le loro usanze non mettono in forse la convivenza con la società moderna. C’è anche qualche presenza che tende al medievalismo feroce, come le sette ultratradizionaliste e naziste presenti soprattutto in Europa centrale: ma sono ben individuate e tenute d’occhio.
Per inciso: se è vero che il romanzo Sottomissione di Houellebecq, che sta per uscire, ipotizza una società armoniosa e florida perché è sparita la disoccupazione dopo che le donne hanno rinunciato a lavorare, questa mi sembra una colossale castroneria: senza l’apporto di lavoro e di ingegno della metà femminile della popolazione – lo dicono gli studi economici – la società va in crisi e la povertà dilaga. Si arretra, appunto, verso il Medioevo.