Mai così difficile fare una maggioranza e un governo: tre blocchi nemici giurati dovrebbero trovare alleanze. La colpa, però, non è della legge elettorale, anche se è complicata. Col proporzionale o i partiti rivali fanno, alla fine, accordi (caso Germania). Oppure si finisce così. In Spagna è già successo. Unico rimedio il maggioritario a due turni, come in Francia.
Tra gli obbrobri del Rosatellum molti commentatori additano il caso dei 5Stelle, che in Sicilia rischiano di avere un seggio in meno, perché hanno più eletti che candidati. Niente di nuovo: nel maggio 2001 era accaduto a Forza Italia. Vittoria massiccia e liste civetta – un escamotage messo a punto da Claudio Scaiola, allora capo dell’organizzazione belusconiana – e così 11 posti a Montecitorio sono rimasti vuoti. Tanto che la Camera si è riunita e ha lavorato non con il plenum di 630 deputati, ma con 619.
E la legislatura è andata avanti così, fino alla fine. Strano che i commentatori non si ricordino di questo vistoso precedente. Forse perché del Rosatellum si vuol dire tutto il male possibile; invece sul Mattarellum – che portava il nome ingombrante di chi oggi è Presidente della Repubblica - non è elegante infierire.