Gabbiani sporchi di idrocarburi volano sulla costa abruzzese. Il rischio di un disastro petrolifero in uno dei tratti più belli e incontaminati della costa Adriatica, tra l'Abruzzo e il Molise, tra la riserva naturale di Punta Aderci e le isole Tremiti, ha riportato a galla ataviche paure e inquietanti certezze. Associazioni ambientaliste, enti e cittadini chiedono chiarezza. Un monito, per Legambiente e Wwf, che insieme all’Enpa e alla provincia di Chieti tuonano “Stop al petrolio in Adriatico”. “Lo sversamento in mare anche di una minima quantità di idrocarburi può avere un impatto devastante a lungo termine su tutto l’ecosistema marino – afferma Ilaria Ferri, direttore scientifico dell’Enpa -. Non oso pensare ai danni causati, in questo caso, da una fuoriuscita così ingente. Chiediamo al Ministero dell’Ambiente di mettere in opera ogni intervento urgente per ridurne gli effetti”.
“Questo ‘incidente’ – aggiunge Ferri – dimostra, se ce ne fosse bisogno, quanto siano pericolose le attività estrattive al largo delle nostre coste. Bisogna tenerne conto e bloccare le attività di ricerca e di estrazione di idrocarburi nel Mediterraneo. Il mare non può più essere trattato come una pattumiera o considerato alla stregua di una discarica: siamo estremamente preoccupati perché gli sversamenti, causati anche dal traffico navale, sono sempre più numerosi, mentre non altrettanto può dirsi per l’attività di prevenzione”.
Il Wwf ha segnalato alla Capitaneria la presenza di diversi gabbiani reali vistosamente sporchi di idrocarburi a Vasto, S. Salvo e Termoli, ricordando già come nel 2005 in questo tratto di mare si verificò una situazione simile, quando dalla nave di stoccaggio Alba Marina in fase di carico ci fu un cospicuo sversamento in mare di idrocarburi. “Ricordiamo che un litro di petrolio sversato in mare inquina migliaia e migliaia di litri di acqua. Questo ennesimo sversamento ha le sembianze di un monito – dichiara Fabrizia Arduini, referente energia del Wwf Abruzzo -. Proprio in questi giorni è in corso presso la commissione VIA del Ministero Ambiente, il progetto di modifiche e ampliamento di Rospo Mare che prevede la perforazione di altri 3 pozzi più uno di perforazione orizzontale dalla piattaforma Rospo Mare B, e l'installazione di un'altra piattaforma. Questo progetto fu bloccato in sede VIA dalla Legge Prestigiacomo, poiché a ridosso di riserve naturali, e rimesso in pista nel 2012 dal solerte Ministro Passera, con un articolo integrativo al Codice Ambientale, il fatidico articolo 35 del Decreto Sviluppo. Ricordo, altresì, che nello stesso tratto di mare si vuole realizzare un'altra grande infrastruttura, quella della concessione 'Ombrina' dell'inglese Medoilgas, con trivelle e impianto di trattamento su piattaforma. Il tutto di fronte alla costa abruzzese che, sulla base di una legge del 2001, dovrebbe essere perimetrata quale parco nazionale della Costa Teatina. Insomma, la deriva petrolifera porta con sé rischi inaccettabili. Speriamo che anche questa volta il nostro mare già così compromesso, non riceva il colpo di grazia da questa insensata corsa al petrolio”.
“L’inquinamento da idrocarburi rappresenta una minaccia quotidiana per l’intero Mediterraneo – affonda Legambiente - attraversato ogni giorno da 2.000 traghetti, 1.500 cargo e 2.000 imbarcazioni commerciali, di cui 300 navi cisterna, che trasportano ogni anno oltre 340 milioni di tonnellate di greggio. Il rischio di inquinamento da idrocarburi si completa, infine, anche con le attività quotidiane illecite come il lavaggio delle cisterne in navigazione. A tutto ciò occorre aggiungere nello specifico delle coste italiane la presenza di 9 piattaforme e 68 pozzi petroliferi, che estraggono mediamente circa 650.000 tonnellate di greggio l’anno”. “I rischi delle attività di estrazione, stoccaggio e trasporto degli idrocarburi - afferma Angelo Di Matteo, presidente di Legambiente Abruzzo - sono sempre più evidenti e devono far riflettere sul tentativo di petrolizzazione che, fortemente propagandato nella proposta di Strategia Energetica Nazionale, il ministro Passera vuole impartire al Bel Paese”.
Alla protesta contro la deriva petrolifera e l'annunciato disastro si aggiunge anche il presidente della provincia di Chieti, Enrico Di Giuseppantonio: “Mi chiedo perché proseguire. Non posso far altro che confermare in modo forte e chiaro il no ufficiale espresso dalla provincia di Chieti alla petrolizzazione dell’Adriatico”.
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