Il rublo perde il 30% del valore sul dollaro. E i russi fanno shopping, finché possono
C'è grande fermento nei mall di Mosca e San Pietroburgo. I russi si sono già dati allo shopping natalizio anticipato puntando soprattutto a beni di importazione. Ma i bancomat roventi non sono il simbolo di una nazione fiorente, quanto piuttosto della paura per il futuro del rublo.
I dati parlano chiaro: da inizio anno la moneta nazionale ha perso il 30% del suo valore nel cambio con il dollaro. Questo significa che per la middle class moscovita, che ha uno stipendio pagato in rubli, un iPad 'costa' il 30% in più. Ma la caduta della divisa nazionale non accenna ad arrestarsi e così chi ha dei soldi da spendere lo fa, prima che valgano ancora meno. Un grosso problema per un paese che produce poco dentro i suoi confini e che ha fatto dei petroldollari il principale volano della crescita.
Già, il petrolio. Mosca ha gestito il budget per il 2014 stimando il prezzo del barile sopra ai 90 dollari. Oggi però l'oro nero oscilla intorno agli 80, questo vuol dire meno denaro per le casse pubbliche e meno soldi da investire nella crescita e nel welfare. Una brutta notizia per i russi che ancora ricordano l'austerity degli anni del comunismo.
Calo del prezzo del petrolio e sanzioni economiche Ue-Usa sono i due fattori che gli analisti imputano al rallentamento dell'economia. E secondo la Banca centrale della Federazione i prossimi saranno anni di stagnazione, con il 2015 che potrebbe addirittura segnare un calo del Pil. D'altronde da inizio anno sono 'scappati' dal Paese 128 miliardi di investimenti, mentre l'inflazione è all'8%.
Anche il governo ha dovuto sventolare bandiera bianca: la Banca centrale ha deciso di liberalizzare il cambio del rublo. Fino a pochi giorni fa infatti, Mosca interveniva con iniezioni da 350 milioni di dollari al giorno ogni volta che la moneta scende al di sotto della forchetta fissata.