Bce/ Weidmann, espansione del bilancio della Bce è un'ipotesi, non un obiettivo. Nessun contrasto con Draghi
Le parole del presidente della Bce, Mario Draghi, di riportare il bilancio dell'Eurotower sui livelli del 2012 grazie agli acquisti di covered bond e Abs e ai prestiti Tltro, "non sono un'obiettivo ma un'aspettativa" senza una data di riferimento. E' quanto avrebbe asserito il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, conversando a margine di una conferenza bancaria a Parigi, secondo quanto riporta sul proprio profilo twitter Frederik Ducrozet, economista di Credit Agricole. Weidmann, riferisce ancora Ducrozet, avrebbe inoltre affermato che non c'e' alcuna tensione tra lui e Draghi.
Il riferimento è a uno dei passaggi della conferenza stampa di Draghi di ieri, durante la quale ha segnato un punto a suo favore nella disputa interna al board dell'Eurotower. Dopo aver annunciato che i tassi resteranno fermi, come da attese, il governatore ha letto il comunicato della Bce, siglato all'unanimità. Già questo ricompattamento dei ranghi di Francoforte è stato accolto come importante segnale di forza. Ma Draghi ha poi aggiunto, come riporta lo stesso documento unitario, che il bilancio della Bce tornerà ad espandersi alle dimensioni di inizio 2012, quando - al termine della seconda asta di liquidità Ltro - superò i 3mila miliardi di valore.
Significa che, attraverso gli acquisti di covered bond e Abs, la Bce si aspetta di immettere nel sistema mille miliardi di euro, cioè colmare il gap che c'è tra l'attuale livello di bilancio e quello del marzo 2012. La precisazione di oggi di Weidmann ricalca in realtà quanto statuito dallo stesso comunicato stampa della Bce.
Sullo sfondo, resta comunque la possibilità che tra le diverse anime della Bce (con Weidmann ci sono i governatori 'filo-tedeschi') arrivi a una deflagrazione, soprattutto se si tratterà di mettere in atto il quantitative easing (acquisto di titoli, inclusi quelli di Stat) a inizio 2015; nel frattempo, Draghi ha segnato un importante passo avanti mettendo nero su bianco quel riferimento al 2012 e ottenendo la sigla unanime di tutti i suoi colleghi nel direttorio Bce.
Sul ruolo delle banche centrali in tempi di crisi è tornata anche la numero uno della Fed, Janet Yellen, che a differenza di Draghi ha appena stoppato il programma straordinario di acquisto di titoli. Per Yellen i banchieri centrali devono essere pronti "a usare tutti gli strumenti disponibili, incluse le politiche non convenzionali, a sostegno della ripresa e per raggiungere i propri target di inflazione", scrive in un testo per un incontro alla Banca di Francia. Visto che "la politica monetaria di sostegno resta necessaria", Yellen riconosce che la sua normalizzazione (cioè il graduale aumento dei tassi dall'attuale minimo storico) deve essere accompagnata dalla "massima trasparenza" per minimizzarne le spese. Anche la direttrice del Fmi, Christine Lagarde, punta tutto sulla crescita: a fianco della sorveglianza su inflazione, l'occupazione e la crescita devono essere priorità per i leader dell'economia mondiale, e in tal senso "tutte le leve devono essere usate", in una combinazione di "politica monetaria" e di "politica fiscale ricalibrata".