Elezioni: Lilli, i vagabondi e le vedove di sinistra pseudo-intellettuali
Tutti in crisi dopo la vittoria del Cdx. Oltre ad un esercito di trombati dall’urna elettorale si sta gonfiando la colonna degli intellettuali
Elezioni 2022, gli intellettuali in crisi dopo la vittoria della Meloni
Mugugnano, sudano, hanno occhi spenti o lucidi per il pianto, hanno svuotato tutte le aree dove trovare un capro espiatorio, anche di gomma. Niente, si scambiano sms, dal tono “e adesso?”, cosa facciamo? Con chi ci mettiamo? Conoscete qualcuno che possa ancora darci la chance di riciclarci?
Oltre ad un esercito di trombati dall’urna elettorale, se ne contano a decine da Trento a Lampedusa, si sta gonfiando la colonna degli intellettuali, pseudo-intellettuali, intellettuali e aspiranti tali che hanno intasato fino all’inverosimile ogni canale televisivo, ogni giornalone o giornaletto, ogni spazio dove poter affermare la defunta superiorità.
Il gruppone in fuga sta vivendo giorni complicati anche perché con Giorgia probabilmente il vecchio salto della quaglia risulta difficile anche per questi esperti giocolieri, mi riferisco alle artiglierie ad acqua dei tolkisti/trotzkisti a gettone, degli anchorman, e archor-woman, ancora in video, o sulla carta.
Su tutte/tutti svetta la Gruber che si è sgolata per cercare di dare un senso(unico) al suo galleggiare sghemba nell’etere, per stabilire principi di superiorità che riguardano amici e sodali a partire dall’ineffabile Ingegnere Italo-svizzero, che odia con inarrivabile eleganza, tutti quelli che non ospita nei salotti delle sue villone.
Bravi ragazzi come il Duo di Piadena (Molinari/Giannini) onnipresenti senza motivo, anche nelle “previsioni del tempo”, che hanno devastato quel minimo di rispettabilità, credibilità e reputazione del loro Dominus Nazarenus, sparando e sputando argomentazioni che contraddicevano le facce incredibili e le smorfie di disprezzo nei confronti di quanti sono sotto la soglia dei 250k di stipendio ma che come Miuccia, frequentano le vecchie sezioni/club del partito.
Il “piccolo mondo antico” che pontifica, sceglie, coopta figure “di spicco” della nuova e intramontabile intellighenzia, da Cacciari che vorrebbe un nuovo “congressino happy-hour” per eleggere i nuovi-nuovi Chiamparino, o Barca, e tutti insieme per dimostrare di essere un pochino più intellettuali di tutti quelli che in-seguono, come Ezio Mauro che ci sta deliziando con una nuova storia a puntate del fascismo, o Lerner che deve continuare ad essere antipatico e glamour, solo per dimostrare di esistere.
Vagabondi e Vedovi si aggirano per le redazioni, per gli studi, elemosinando un incaricuccio remunerato, perfino dall’ineffabile Gilletti, mentre il sole si sposta lontano, verso tutti gli appestati colpevoli di avere idee, argomenti, strategie e percorsi lontani dal battesimo del Verbo, e non riescono a dimenticare eretici puri come Pasolini o se preferite Battisti (Lucio, e non il compagno che aveva sbagliato), massacrati per essere semplicemente geniali a loro modo, ma dis-allineati.
L’elenco dei Vedovi vagabondi è lungo ma trova il suo punto più luminoso (si fa per dire) nel presenzialista supremo, quell’Augias che tragicamente si fa inquadrare la faccia intelligente mentre “legge” una partitura durante la funerea e inutile trasmissione “La gioia della Musica”, una vera contraddizione in termini, tra contenuti e commenti dello stesso: un monumento alla banalità del bene.
Certo oltre a primedonne e attori protagonisti, stagnano seconde file, vice di qualcosa, amici di qualche vecchio amico e compagno di abbondanti merende, queste fasce secondarie urlano e sbraitano più dei “primari” perché sperano nell’imprimatur del padrone digitale e/o cartaceo, penso con una certa tenerezza ai Telese, Parenzo, o Costamagna, senza offesa, e naturalmente l’ex direttrice dell’Unità (a centinaia di migliaia di euro/annui), Concita De Gregorio, fredda e tagliente come una tracina-vipera (Echiichthys vipera), soprattutto con quelli che disprezza dall’altra parte dei quartieri del Centro.
Incombe un’ecatombe di “talenti” che dovranno abbandonare probabilmente la loro risibile spocchia , che ancora oggi impedisce una valutazione rilassata del nostro tragico paesaggio culturale, oscurato dalla retorica e dalle consuetudini degli ultimi decenni, e prima di scrivere un nuovo vocabolario con i lemmi che sono stati oscurati dal Regime cool (quello vero), possiamo consolarci con la loro percepibile paura di non essere più visibili, necessari, inutili. E’ quello che possiamo sperare per il bene, non necessariamente della sola destra, ma del nostro martoriato Paese.
(Continua)
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