Rousseau, per il M5S è il giorno del Giudizio
A tutti gli effetti ormai ci siamo abituati alle emozioni forti che la politica ci regala al punto di essere assuefatti ai cambi d’umore, alle repentine retromarce su alleanze e accordi, ma la giornata di oggi si preannuncia come una delle più strane tra quelle vissute dall’inizio dell’Era del Grillo.
Che il voto on-line sia una novità con qualche interesse non si discute, ma che la scelta del militante ignoto possa determinare il futuro di un governo, nascente tra immani difficoltà e sospetti, è troppo anche per la pellaccia di chi lo ha inventato, e forse tardivamente,abiurato.
Il più preoccupato di tutti è l’ineffabile Di Maio che ha compreso, dopo gli anatemi del Capo Supremo, che oggi si gioca una partita che potrebbe far saltare tutta l’impalcatura del palazzo, dopo aver chiesto tutto e rinunciato a quasi tutto.
La situazione è degna di Shakespeare e molte delle azioni svolte fin qui ci appaiono come una ennesima e composita vendetta verso il Cattivissimo Capitano che non è riuscito a controllare la sua volontà di potenza, uno scivolone politico-narcisistico che potrebbe avere proporzioni inimmaginabili.
E’ il giorno del Giudizio, e il tasto del pc ritorna sovrano, nonostante gli avvertimenti di costituzionalisti, per la verità bolliti, e paesi avanzati(Svizzera)che hanno messo al bando questa pericolosa pratica popolar-populista, e comunque alle ore diciotto sapremo cosa avranno deciso, alcune decine di migliaia di militanti sul futuro di decine di milioni di elettori.
Chissà perché l’hanno chiamata Rousseau, forse per ricordare il contratto sociale del filosofo elvetico, o soltanto perché suona bene, ma a parte l’eleganza del nome, si tratta sempre di un canale privato, di un’agenzia di comunicazione che gestisce un processo democratico, e il rischio è evidente, soprattutto rispetto ad un contesto sociale così fragile.
Ecco spiegata l’ansia di tutti capi del movimento,da Di Battista ai parlamentari che vedono traballare lo scranno,da Grillo al Conte, al Vice-Tutto, peggiore del giorno prima della maturità, un esame che a dire il vero, prima o poi i nostri esuberanti governanti, dovrebbero sostenere.
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