Non c’è niente da fare, non si riesce a resistere all’insopportabile schermaglia che gli stellati producono nel nostro martoriato agone politico, e non si tratta di congiuntivi sconosciuti, soluzioni fantasiose e naif, gesti improvvidi che nascondono esistenze modeste e marginali che, senza la lotteria parlamentare li avrebbe mantenuti al rango di gregari a vita,
Ora se un ragazzotto siculo, dalla buona parlantina, viste le sue esperienze di intrattenitore e GO di villaggi si ritrova a gestire la giustizia dell’Inferno Italia, il danno oltre ad essere prevedibile è certo, e non si tratta di mera inadeguatezza, ma di incompatibilità, la Democrazia annega quando non riesce neppure a dare una parvenza di conoscenza dei problemi da risolvere, figuriamoci poi avere una qualche sconclusionata idea in merito.
In buonafede tutto si può fare, nominare un barista creativo come Rettore della Normale di Pisa, dare la cattedra a un analfabeta, ci sono stati in passato fior di sindaci, ministri e sottosegretari con scarsa domestichezza con la lingua italiana ma conoscitori della vita delle sue regole e dei problemi dei territori del mondo.
Questi sono andati oltre, parlano come a Radio DJ, niente di male, occupano poltrone con un candore disarmante e guardano nel vuoto con un atteggiamento di chi non deve rispondere a nessuno, in assenza di responsabilità.
La lista è lunga, e nessuna realtà istituzionale è esente, come se ci fosse una rivolta degli ultimi della classe che hanno approfittato di leggi giuste per raggiungere un podio che non si sono mai meritati.
Nel caso del ministro della Giustizia, il tema era pesante e dunque c’è poco da fare cabaret ma l’Aula Suprema ha stilato il verdetto di assoluzione anche contro i giustizialisti dell’ultima ora che hanno chiesto aiuto ad uno dei loro bersagli preferiti: “Matteorenzi da Firenze”.
Ci siamo stancati di continuare a fare paragoni tra Azzolina e Croce e non lo faremo anche oggi ma ci chiediamo a quale livello di sopportazione dobbiamo giungere prima che tutto esploda?
Perchè dovrebbero studiare, impegnarsi, lavorare se in quasi tutti gli altri settori gli attori principali vivono da miracolati posizioni di prestigio, presidenze, direzioni di giornaloni o Mega-Enti, nella logica del “tanto peggio tanto meglio”, la Repubblica degli Eguali, ha stabilito il principio che l’ignoranza è pari alla cultura, e basta arrangiarsi poco prima della maturità per essere ammessi, a Corte.
Certo che il silenzio assordante di quanti dovrebbero garantire il livello di decenza alle istituzioni è imbarazzante, anche perché troppi capitan fracassa si sono eliminati a vicenda negli ultimi anni, e dunque già un momento di tranquillità ci sembra, “l’Eden del pensiero”, il Conte, Capo dei Normali ci appare simile a Churchill.
Ci chiediamo se qualche volta nel segreto delle loro camerette riescono ad essere sinceri con loro stessi, con le loro carenze, se hanno consapevolezza dell’ingiustizia che esibiscono rispetto a migliaia di talenti, giovani e vecchi, che faticano ad ogni ora per sbarcare il lunario, nonostante la sequenza di lauree o Dottorati.
In un paese dove il talento viene visto con sospetto e l’intelligenza creatrice è merce avariata, è normale e semplice che basti un poco di furbizia qualche battuta, una presenza costante davanti alle telecamere per diventare qualsiasi cosa, in qualsiasi ruolo e senza nessuna fatica.
In “buonafede” naturalmente e senza dare l’impressione di provare qualche scampolo di vergogna, ci penserà il Capocomico e la società di Marketing a mettere tutto a posto e accusare i Poteri Forti, la CIA e la Massoneria. In fondo anche fare il ministro della Giustizia è un lavoro, precario, stagionale, incredibile quanto basta per fare finta di vivere in un paese credibile.
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