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Il buono, il brutto e il cattivo
L’eclissi di Luna (e della Rai). In molti si preparano al trasloco

Partono gli italiani, anche quest’anno per il mare, si accodano sulle nostre autostrade infinite, per raggiungere qualcosa che assomigli ad una giornata di serenità, lontano dallo stato comune dell’ansia che pervade il Paese tra vincitori e vinti.

Si respira a fatica da questa primavera e il Centro di Produzione delle Idee Corrette, riunito negli studi de La7, scalpita nella rabbia del non riuscire a raccontare, la Storia e la Cronaca del Fascismo Campa-padano dei pezzenti.

La nostalgia di quello cool, quello elegante, insomma di sinistra, per sintesi politica, si nota sulle facce scure degli opinionisti/leader Parenzo e Zoro, che singhiozzano insieme a Lilli e alla Zilli.

Cadono, decadono i CDA eletti un’ora prima delle elezioni, le gare per le Acciaierie devono essere riviste, la TAV avanza, anzi no e finalmente anche la RAI non garantisce il paracadute d’oro ai reietti del Parlamento o agli sfrattati delle Segreterie.

Come si farà a piazzare il birignao vecchissimo di Augias/la spocchia della De Gregorio/il sonnifero colto di Mieli, sono rovinati, siamo rovinati.

Il MegaBancomat di Stato non riconosce più le loro carte, e quest’anno si preannuncia un vero Autunno caldo al ritorno da St. Bart, da Malindi o da Favignana, forse bisognerà conquistarsi sul campo quello che da sempre era stato garantito dal lignaggio (?), insomma fare quello che non hanno mai fatto: confrontarsi con gli altri.

I Diarchi corrono veloci, non ascoltano critiche e insulti, e neppure leggono i certificati di “persona non gradita”che simpaticamente famose località balneari emettono come editti nei confronti di Ministri Italiani, una velocità sospetta per i Surrealisti del Nazareno e insolita per tutti gli altri.

Guai ai vinti, soprattutto se non sono mai stati abituati a perdere, al massimo a pareggiare, vedi l’invisibile e dimenticabile Giovanni Melandri, presidente a vita del più importante museo d’arte contemporanea d’Italia, dopo averlo controllato come Ministro, ma le schiere di parcheggiati nella bambagia è lunga e noiosa, non vorremmo replicare alle loro liste di proscrizione, tristemente note.

L’atmosfera è da inizio thriller, tutti hanno paura di tutti, e si spara nel mucchio scompostamente, alla “ndocojocojo”, ma i Gerarchi Sorridenti per il momento reggono, anzi si rafforzano nei sondaggi, mentre i giornaletti perdono copie copiosamente, e non è che l’inizio.

 Si vede che la paura è più profonda del brividino di dover cambiare partitino a sinistra “che più a sinistra non si può”,  e “io sono più democratico di te”, il Paese sembra chieder altro, ma per la Bonino sbaglia, perché dovrebbe cominciare ad amare Soros, invece che Tintin Conte, qualcuno minaccia di scrivere e fotocopiare un altro libro sulla Camorra e il Ministro della malavita, altri dal palco ruttano contro qualcuno che non ricordano bene.

Eccola l’Italia semplice che vuole altro, Peck contro Lidl, Il Classico contro l’Istituto Tecnico, il Forte contro Milano Marittima, a dimostrazione che questo paese non è mai esistito ma solo le tribù chic e organizzate, ne hanno colonizzato gli ameni territori manifestando vere e diffuse forme di razzismo colto verso impiegati, artigiani, colf e badanti, poiché ignari della grandezza leggera di Fabio Fazio.

Poi è arrivata l’eclissi, la più lunga del secolo alla fine di una giornata faticosa, e tutti col naso all’insù a guardare la Luna, rossa e bella, ma solo per  un’illusione ottica, sarà ma mi sembra una bella metafora del nostro tempo appena trascorso, nel buio, dicono di aver visto molti prepararsi al trasloco.

 

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