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Il buono, il brutto e il cattivo
Natale con i tuoi (effetto Covid). Assuefatti all’imprevedibilità dei Decreti
Natale a tavola

 

Nello psicodramma collettivo che ha trasformato il popolo in una mandria sbandata in attesa di nuove piccole o grandi limitazioni, la celebrazione del Natale assume un significato particolare, e non certo per l’aspetto religioso, francamente superato da tempo ma per la mancanza della frenesia da shopping che ha stremato più della paura della terapie intensive. Conte, il Principe della mediazione invita a isolarsi in salotto evitando transumanze verso il Sud pieno del calore dei nostri cari, e dell’accesso alla familiarità di cibi che la nonna non smetterà mai di propinarci. Senza comprare non riusciamo a stare, e la società non è in grado di sopportare sacrifici, anche minimi come l’assenza forzata di happy hours, anche se cerca di riversarsi in profumerie e centri estetici, miracolosamente salvati dalla serrata di Stato.

La pandemia amplifica difetti e debolezze ma anche manifesta ove ce ne fosse bisogno, la non corrispondenza tra governo e realtà sociale consolidata, e non è colpa della maggioranza-opposizione, ma semplicemente dalla fine di un paradigma politica, e della sua trasformazione in altro da sé che ancora non conosciamo esattamente.

Tra colorazioni fantasiose di territori, ospedali in perenne collasso(e quando mai sono stati in “quiete”?)si fa sempre conto sull’eroismo dei singoli, medici, infermieri e umanità varia che ha accettato di rischiare la vita senza una particolare ragione, ma solo perché il tessuto morale del paese è più forte della sua perenne inadempienza.

Ecco perché le “facce di tolla mediatiche” si equivalgono nel chiacchiericcio cui intelligentemente hanno tolto l’audio quasi tutti, e le masse aspettano solo che passi la piena per poter tornare a dare un senso ai giorni che verranno. Questo è il principio ordinatore di uno stato che non riesce a trovare ancore di salvataggio, tranne Sergio Mattarella che cerca di fare quel poco che gli fanno fare, e chissà come avrà percepito l’ignobile metafora del Presidente della Commissione Antimafia che ha superato i suoi maestri comici/tragici, esprimendo la perfetta omologia tra i Calabresi, tutti, e la dannazione di aver votato e scelto una donna prossima alla fine, Morra e la Santelli incastrati nella stessa medaglia.

La cattiveria esibita come violenza mediatica, come necessità di auto-assolversi rispetto a qualsiasi affermazione, nel nome di nessun ideale e dunque vicino agli ideali più barbari di tutti. Ma tra un mese è Natale e tutti cercano conforto nelle luminarie spompate delle città italiane orfane di mercatini e presepi, per evitare assembramenti e per non prendere posizione.

Ci siamo assuefatti anche all’imprevedibilità dei Decreti ormai frutto di fantasiose elucubrazioni dei dirigenti di partiti e partitini, che hanno vissuto per anni sui distinguo che, non producono consensi ma esclusivamente rendite di posizione, altrimenti Renzi che senso avrebbe nel panorama spumeggiante italico?

Questo è il frutto maturo delle nuove formule di comunicazione, della capacità di essere dentro lo schermo e quindi dimostrare a qualcuno di esistere, ma per quale scopo?

Chi si assumerà l’onere di negare il natale ai bambini (e alle loro mamme elettrici) al camion della Coca-Cola, e alle nonne pronte con la busta e la pasta al forno, e qualcuno ha detto che questa festività non assomiglia a quella del ’44, ma in fondo la guerra di queste parti non è mai finita.

Si è solo trasformata in altre forme.

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