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Il buono, il brutto e il cattivo
Nel labirinto di Marianna Aprile, nuovi miti d’oggi, dopo Roland Barthes

Tra i format televisivi più in voga, ottoemezzo rappresenta il punto apicale più intelligente nella sostituzione realizzata tra quello che si vorrebbe raccontare e quello che in realtà si racconta: la cronaca politica sotto le spoglie del varietà, o viceversa, se preferite. La conduttrice/dominatrice/domatrice, Donna Lilly ha sempre in serbo un numero col trucco che serve a produrre lo stupore piccolo che il pubblico di teledipendenti anela e dunque si merita. In questa recita a soggetto spiccano gli stessi ig-noti, soliti, ma che nel corso di qualche replica diventeranno famosi, perché famosi.

L’ultima stellina di questo minuscolo firmamento, è Marianna Aprile, una giornalista di Oggi, (e di oggi), che è stata nominata politologa, grazie all’abile costruzione teatrale della Grande Sorella. Chi è non lo sa nessuno, certo è figlia del Direttore di Oggi, Pino, ma questo non basterebbe a renderla così nota, certo ha questo aspetto austero e sensuale, algido e appassionato, se posso dire senza essere tacciato di super-sessismo, che la rendono mediamente rassicurante perché piace, eccome piace. Usa con sicura abilità l’aristocratica erremoscia, molto affascinante sul piccolo schermo, ma cosa ci comunica questo neo-personaggio, e sempre più spesso, alle otto e mezza di sera? Certo è capace. Capace di litigare con alcuni comprimari, i Travaglio, i Salvini e Dio ce ne Scanzi e liberi degli altri, che sono interessati a guerreggiare solo attraverso l’esibizione pornografica dei loro sterminati narcisismi. Marianna si trova a suo agio in questo acquario delle vanità, dove vince solo chi è capace di non dire nulla, nel miglior modo possibile e rispettando la noiosissima gerarchia della fama. La lezione l’ha imparata in fretta se oggi ha un’agenda piena di ospitate, da far invidia agli opinionisti del GF.

Ma il bello è che lei, nuova regina del “talkismo stralkerizzante”,non si è accorta che il flusso delle immagini omogenee dallo schermo non permettono di notare differenze, di capire veramente quello che il teatrante alterato di turno vuole vomitare sullo stesso pubblico incatenato dall’alba alla notte, perché tutto va bene madama la marchesa. Diranno e dicono che è brava, ma rispetto a cosa e a chi? Quali talenti e quali qualità è capace di trasferire al di la dello schermo/specchio delle mie brame, chi è la più bella e brava del video-reame? Possiamo chiederci se dietro queste facce, che si alternano a giorni quaresimali prestabiliti c’è un pensiero nuovo, un’idea, una sia pur residua voglia di informare Il “tinellino della sera”, ha bisogno di pochi ricambi tra gli ospiti fissi, e quelli indesiderati da picchiare, e la piccola banda di sodali fa in fretta ad auto-sostenersi, nel birignao dei “secondo me, ho sentito dire, ma Conte regge e il piddi” e tutta la messa cantata, che la “ggente” continua a seguire pur conoscendone tutti i rituali e il finale e “andate in pace”. Un incontro perenne di pugilato che abbiamo scoperto essere semplicemente wrestling Marianna, è il labirinto che ha tatuato su un braccio, ci attrae ma ci fa paura perché non ne comprendiamo il motivo stesso della sua essenza mediatica, anche se siamo spinti a cercare di trovare una qualsiasi via d’uscita comprensibile, accettabile,o almeno arrivare al centro,al cuore del mistero.

Ecco lei è diventata l’ennesima metafora di qualcosa di cui ci siamo dimenticati il senso e il significato, eppure quello che rappresenta funziona meglio di quello che l’ha generata, ed è una semplice sovrastruttura, una maschera fredda e senza volto. Il trucco di un trucco, che funziona sempre perché la mamma dei gonzi non ha ancora smesso di figliare per moltiplicare gli spettatori In fondo non ci interessa tanto perché sia diventata pseudo-nota ma come si possano continuare a scambiare tutte queste cause, in effetti così poco speciali e prevedibili Una lagna sonora ripetitiva come una litania gutturale, che invade ogni centimetro di ogni studio d’Italia, e anche se fortunatamente durano qualche anno, queste falene, o faleni (se si può dire) riescono ad abbassare sempre di più l’asticella della verità, del rispetto della notizia, e della narrazione della politica o di quello che resta di questa nobile arte.

La nuova politologa non fa il verso a nessuno perché tutti i suoi comprimari sono riconosciute imitazioni e nel casellario della modesta celebrità c’è posto per tutti, almeno quelli che accettano la regola di continuare a far finta di nulla, e a far vedere di avere ascoltato la domanda che l’illusionista di turno, pone, senza entusiasmo e incurante della risposta inutile. Marianna Aprile ha già pubblicato il suo primo “libro di successo” come la regola impone, e siamo sicuri che in quel labirinto tatuato c’è uno spazio confortevole, uno studio rassicurante dove potrà trovare la sua piccola trasmissione divulgativa, pronta a replicare il format che i suoi educatori ed educatrici le hanno insegnato.

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