Pinocchio (Matteo Renzi) è tornato. Complimenti alla nuova italica maschera
Che cosa voglia fare realmente non lo sa neppure la sua Musa Maria Elena
Pinocchio è tornato.La storia di un burattino che non voleva diventare un bravo bambino.
Non resiste, si agita, è nervoso, dissimula sempre con maggiore fatica, non controlla la sua insoddisfazione,e il suo narcisismo patologico non riesce più a tenerlo a freno, il Sor Matteo, fiorentino fumantino e accidioso, è tornato al centro della scena politica, orfana dell’altro Matteaccio urlante.
Ha spezzato il PD, lo ha messo sotto scacco, lo ricatta con le lusinghe dei tanti che ancora non credono al mite fratello di Montalbano, la sua strategia berlusconiana non da tregua a presunti avversari e presunti alleati e bene ha fatto il Conte ad affermare che non si fida di questo auto-proclamatosi fenomeno.
Che sia un bugiardo, non ci piove, e molto più bravo di Pinocchio, da Letta in avanti ne sanno qualcosa in tanti, ma ormai rappresenta l’attualità di una politica sempre più imprevedibile e scorretta, e alla parola etica e onore scatta la risata nervosa, perennemente registrata dallo schermo che non si spegne mai.
Che cosa voglia fare realmente non lo sa neppure la sua Musa Maria Elena, vestale del superculto di questo simil-Apollo taroccato, che esprime col la consueta smorfia facciale quell’insofferenza che è propria dei vecchi nerd,diventati inspiegabilmente potenti,tra battute, ospitate e frasi comuni, è lui il prodotto perfetto di questi tempi,semplici semplici.
Troverà una scusa e non sarà l’attentato di Sarajevo, per continuare la sua guerra di vendette e rivincite, giocando sulla pochezza e sulle divisioni dei suoi compagni(?) di partito, fino a quando potrà giocare a scacchi con l’altro candidato autocrate milanese, e la posta sarà l’ennesimo annientamento delle residue certezze su schieramenti e sigle.
Renzi è il suo partito il suo partito è Renzi, prendere o lasciare, e i voti si contano come l’audience a prescindere dai contenuti,senza badare a quello che si è affermato un’ora prima,o sui continui giuramenti di fedeltà che Don Giovanni gli potrebbe fare un baffo.
Non ci stupisce più nulla,il “post-nano-arcorensis”, ha la faccia da schiaffi del vincente,un pochino furbetto del quartierino e un po’ Vacanze di Natale,e d’altronde si è fatto le ossa con Mike,e Presta è il suo consulente ideale e ideologico.
Complimenti a questa nuova italica maschera,capace di far continuare la tradizione della commedia all’italiana,e neppure Sordi sarebbe riuscito a tanto,se conoscesse Verdi si potrebbe ricordare che: “tutto nel mondo è burla”.
Figuariomoci la politica.
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