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Il buono, il brutto e il cattivo
Salvini verso il ridimensionamento. Troppi errori tattici del leader leghista
(fonte Lapresse)

Bisogna ammettere che ha cercato disperatamente di ingentilirsi, negli abiti e nel linguaggio, nelle pause e nei sorrisisi sarcastici, nella scalata trionfale al potere, il Capitano non è riuscito a trasformarsi, perché antropologicamente è figlio della matrice che l’ha generato.

La Lega è stata tutto e il tentativo di essere il contrario di tutto, movimento marginale della sterminata campagna industriale del nord-est per poi divenire, polo maggioritario di riferimento di un centro-destra che in Italia non è mai esistito veramente.

Dalle ceneri di Forza Italia si sperava che potesse sorgere un’area moderata, quasi liberal, di stampo europeista e conservatore, mentre la veemenza delle origini a riportato quel progetto ai limiti del populismo più estremista, antieuropeista, anti-tutto.

Ma bisogna ammettere che quel territorio consente a Salvini di giocare a rimpiattino col resto del mondo politico, padrone quasi assoluto del disagio, della brutalità dominante, dei tentativi autoritari e xenofobi. Ci hanno tentato di accomunarlo all’uomo della provvidenza ma, non ci sono riusciti, e lui ha giocato anche su questo, dall’industrialotto brianteo al neo-fascista romano, tutto fa brodo, e tutto sommato fa consenso. Che l’uomo sia in crisi è evidente, che il politico annaspi non c’è bisogno che ce lo racconti Carofiglio che ormai è lo psicanalista della destra italiana, e la Meloni partner indesiderata e poco considerata, osserva con uno sguardo da Orca gentile ma pericolosissima. La trasfigurazione del leader ”rozzo, volgare ma popolare” non c’è stata, l’adesione alle procedure del minuetto italico non sono state digerite dal ribelle cresciuto in birreria anche se la camicia verde mela, è stata abbandonata per più sobri completi(forse suggeriti dalla Verdina).Il futuro si preannucia plumbeo anche perché l’atteggiamento mussoliniano: Io sono il popolo ed io solo lo rappresento, è crollato, se non nei consensi, nelle prospettive politiche e il Capitano non potrà più sognare di avere il Parlamento ai suoi piedi.

Non è certo se il fuoco dell’artiglieria perfetta (magistratura, inchieste, Zaia, Fontana, alleati infidi) potrà portare all’annientamento e alla dissoluzione di un sogno semplice ed efficace che si è offuscato prima di potersi compiere, e la crisi dello scorso anno ne è il capolavoro dell’assenza di strategia.

L’autunno sarà rovente, e non servirà, alla fine dei giochi, cambiare atteggiamento: dal ruggito alla gentilezza, se ormai le sponde si sbriciolano in una sequenza allarmante e la fine ingloriosa del Grande Silvio dovrebbe raccontargli una storia che non vuole ascoltare, eppure è l’esempio perfetto di come può essere pericoloso rappresentare l’anti-sistema e l’arci-italiano, e Malaparte ci perdoni per l’adita metafora.

Continui pure a sfiduciare i ministri deboli, insegua il sogno di un territorio militarizzato, e di una economia scissa dalle scelte politiche e dell’adesione al Club degli Eletti che il risultato politico negativo (non elettorale) sarà inevitabile e prevedibile.

 Ma si sa che dallo scranno, alto o basso del potere la percezione della realtà diventa sempre più velata e si è meno disposti ad ascoltare i consigli di chiunque, amici e nemici compresi.

Lo scontro “uno contro tutti” non ha mai giovato a nessuno, ed è bastato poco tempo perché il Dio del momento crollasse in rovina, e lui non sarà da meno, anche se  ora che sta tentando una sterzata pericolosa sulla sua autostrada personale, probabilmente andrà a sbattere sui tanti, troppi, che aspettano al varco.

Questa è la Pasta del Capitano, anche se questo non è necessariamente un finale previsto, ma il tracciato verso il ridimensionamento è compiuto, si tratta solo di aspettare, poco o tanto dipenderà dai prossimi errori politici e tattici, e siamo certi che ce ne saranno ancora molti.

La destra moderna, moderata e italiana, attende.

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