Terrorismo all’italiana, la banalità dell’orrore nella quotidianità del Paese
C’è qualcosa di mostruoso e di implacabile nell’orribile fatto di cronaca avvenuto ieri alle porte di Milano, molto oltre la sceneggiatura di un film troppe volte visto in lontane parti del mondo.
Un autobus, una scolaresca e un autista “che non aveva mai dato segni di squilibrio”, poi si innesca la miccia che riesce a far esplodere il detonatore, e il film diventa “il nostro maledetto quotidiano”.
Sequestrare bambini, legarli con le fascette da elettricista, minacciarli con una pistola e parte la giostra mediatica, fatta di distinguo, attacchi, incomprensioni e soprattutto il coro del “come sia stato possibile”, nessuno ha avuto il coraggio di entrare nel merito di una tragedia mancata.
Le forze dell’ordine risolvono come spesso accade in questa dannata nazione, e gli elementi per lo spettacolo ci sono tutti compreso il piccolo eroe che nella sua spudorata normalità ha salvato la vita a cinquanta suoi compagni di scuola.
Eroe a sua insaputa e interprete di un ruolo che dovrebbe insegnarci di quale spessore, di quale coraggio sono fatti i nostri figli che ormai vivono nell’orrore quotidiano pensando di guardare una serie su Netflix.
Sentirlo raccontare con calma ”avevamo molta paura, paurissima, pensavo fosse il mio ultimo giorno” ci restituisce la dimensione problematica della incomprensibile quotidianità.
Il dirottatore senegalese o siciliano o bergamasco, voleva vendicarsi dell’Italia che uccide i profughi, annegandoli nel Mediterraneo, così come nello scontro politico ignobile si vuol far credere, e lui ha agito come un terrorista dilettante ma motivato come quelli veri, perché l’ha sentito in tv.
La banalità del male stava per compiersi e in parte ci avvertito che siamo andati oltre il lecito nel negare che le “fake news” possono produrre stragi (mancate) come questa, non realizzata per una serie concomitante di fattori favorevoli, ma speriamo non ripetibile da emuli che, probabilmente passeggiano in tutte le periferie del mondo, e in molte nostre città.
Mentre abbracciamo i piccoli, e rivolgiamo la nostra gratitudine a quelli che li hanno portati fuori da un incubo troppo grande, crediamo che sia necessario fermare il lancio pericoloso di parole in libertà che possono far perdere o guadagnare voti, ma da ieri sono in grado di incendiare autobus, di formare combattenti “normali” di cui, francamente, non sentiamo il bisogno.
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