Osteopatia, Piarulli, ho evitato l’amputazione di un arto ad una bambina
L’osteopatia non si sostituisce alla medicina ma è ad essa complementare. Attualmente vive una fase di integrazione nei sistemi sanitari di molti Paesi
Da qualche decennio, in Italia e da circa 200 anni nel mondo, si utilizza un sistema di valutazione e trattamento, che - pur basandosi sulle scienze fondamentali e le conoscenze mediche tradizionali - non prevede l’uso di farmaci né il ricorso alla chirurgia. Si tratta dell’osteopatia, una branca sanitaria nata alla fine del 1800 negli States grazie al genio di un medico, Andrew Taylor Still. Diffusasi in Europa a metà del Novecento, in Italia è in attesa dei decreti attuativi alla legge 3/18 che la equipari ad una professione sanitaria.
In cosa consiste? Affaritaliani lo chiede al dottor Filippo Piarulli, osteopata, fisioterapista, chinesiologo, iscritto al ROI, il Registro degli Osteopati d’Italia, dal 2011, il quale spiega che ‘attraverso specifiche manipolazioni e manovre esclusive, l’osteopatia si dimostra efficace per la prevenzione ed il trattamento di disturbi a carico dell’apparato neuro-muscolo-scheletrico, craniosacrale e viscerale’.
L’osteopatia non si concentra sulla esclusiva ricerca ed eliminazione del sintomo, ma ‘considera il sintomo come un campanello di allarme attraverso il quale individuare la causa della malattia e stimolarne l’autoguarigione. Lo scopritore Still affermava che il corpo contiene in sè tutti i mezzi necessari per eliminare e prevenire le malattie a condizione che i sistemi di autoregolazione siano liberi di funzionare correttamente, vale a dire che non ci sia alcuno ostacolo sulle vie della nutrizione tissutale e della eliminazione dei rifiuti prodotti dall’organismo’.

L’Osteopatia è per tutti?
E’ indicata dall’età neonatale a quella senile. Durante la mia attività mi capita di trattare bambini affetti da varie disfunzioni. Un caso, in particolare, emblematico per l’epilogo che ha scongiurato l’amputazione di un arto. Una complicanza subentrata durante la gravidanza ha colpito una bambina nata in 39^ settimana (circa 1 settimana prima del termine) che presentava un arto inferiore sofferente perché era rimasto incastrato per circa 2 mesi in una posizione di intrarotazione e adduzione.
Inizialmente, per evitare il rischio che una elevata pressione sanguigna nei distretti interessati occludesse i vasi e portasse alla morte i tessuti, il team medico/chirurgico che aveva preso in carico la neonata ha ben pensato di intervenire con la fasciotomia per allentare la pressione interna dei distretti interessati dall’alterazione funzionale e migliorarne il flusso sanguigno.
gamba dopo il primo trattamento
Chiamato per un consulto ho valutato il caso secondo la mia formazione ed ho verificato che il tessuto nella zona dell’anca interessata presentava rigidità tissutale con conseguente fibrosi, l’aspetto dell’arto inferiore era violaceo perché il flusso sanguigno era scarso con conseguente ipomobilità della gamba corrispondente. Il pericolo al quale si poteva andare incontro in extremis era l’amputazione dell’arto. Sono bastate circa 4 sedute per ripristinare la vascolarizzazione grazie al trattamento manuale sulla struttura fasciale con evidente miglioramento dell’arto in sofferenza.
gamba dopo il quarto trattamento
Ci spieghi meglio com’è avvenuta la guarigione?
L’autoguarigione è un processo autonomo continuamente in azione al quale ogni organismo ricorre per salvaguardare il proprio stato di salute. Basta osservare una ferita superficiale quando si rimargina spontaneamente. Uno squilibrio funzionale può determinare un processo di adattamento che consente di mantenere lo stato di salute. Quando gli squilibri si sommano l’organismo non è più in grado di mantenere lo stato di salute ed è in questa circostanza che l’osteopatia entra in gioco.
In che modo?
Una serie di test aiutano a comprendere la disfunzione principale (somatica) che crea lo scompenso. Il trattamento successivo riduce la disfunzione e stimola il processo di autoguarigione (riduzione spontanea dei compensi) con relativo ritorno allo stato di salute.
Per rimanere nell’universo infantile, l’osteopatia è indicata anche nei parti in cui il feto presenta un cranio più grande rispetto all’apertura del bacino della madre oppure quando si utilizza il forcipe. In questi casi, se non si interviene con i trattamenti, la testa del neonato potrebbe andare incontro a differenze di funzionalità responsabili di alterazione del nutrimento, rigurgito, reflusso gastroesofageo, deglutizione, suzione, coliche, sonno agitato. In un àmbito pediatrico più generale, il trattamento osteopatico può aiutare la cura di otiti medie ricorrenti, problemi posturali e/o legate alla crescita e allo sviluppo motorio e dell’apparato respiratorio.
L’osteopatia non si sostituisce alla medicina ma è complementare ad essa, in modo sinergico. L’osteopatia non è la medicina del futuro perché la letteratura medica ci dice che esiste da circa due secoli. È la medicina del passato rivalutata perché è la risposta meno invasiva alla ricerca della salute. Infatti, attualmente vive una fase di integrazione nei sistemi sanitari di molti Paesi.
(segreteria@mariellacolonna.com)
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