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Rocca sbrocca
Cina, Pechino e quelle verità taciute: su Affari il dissidente Dalù. ESCLUSIVO

Dalù è uno dei più noti dissidenti cinesi in vita. Fu l’autore di un gesto storico in Cina quando, domenica 4 giugno 1995, commemorò in diretta nella sua trasmissione radiofonica la ricorrenza dell’anniversario del massacro di Piazza Tienanmen, avvenuto sei anni prima. Il giornalista radiofonico venne licenziato in tronco ed il programma cancellato dal palinsesto. Il reporter passò dalla celebrità all’emarginazione sociale. Marchiato a vita, fu segnalato dal regime e costantemente monitorato. Nel 2010 si è convertito al cattolicesimo continuando a ricevere minacce per la solidarietà espressa nei confronti del vescovo Ma Daqin di Shanghai. Il prelato venne infatti isolato dai fedeli nel 2012 ed obbligato a seguire un programma di indottrinamento comunista intensivo. Dalù ha ottenuto lo status di rifugiato politico in Italia ai sensi della Convenzione di Ginevra. Attualmente vive nelle Marche e continua ad usare lo pseudonimo che lo rese celebre alla radio.

1.       Partiamo dall’infezione del virus in Cina. Secondo la testimonianza di Li-Meng Yan, virologa cinese, dipendente della Hong Kong School of Public Health, sia Pechino che l'Organizzazione Mondiale della Sanità erano a conoscenza della trasmissione da uomo a uomo del nuovo ceppo di Sars-Cov-2, da molto prima che si diffondesse a macchia d'olio da Wuhan in tutto il mondo. Hanno censurato una notizia di tale emergenza per la salute pubblica? Che ne pensa?

L’origine del virus è stata indagata ma la comunità scientifica internazionale si è concentrata molto sulla ricerca del vaccino senza raggiungere una verità pienamente accettabile sulla causa reale della pandemia. Non sono un virologo ma conosco molto bene le logiche repressive del potere totalitario in Cina. La madre della dottoressa Li-Meng Yan è infatti stata arrestata circa un mese fa. Possiamo presumere che stiano facendo pressioni su di lei per non rivelare ulteriori dettagli. Questa vicenda la dice lunga sulla libertà del popolo cinese e sul fatto che la verità è ancora molto lontana.

2.       I numeri della Cina sui contagiati della prima ondata sono veri?

Ogni dato fornito dall’autorità governativa cinese è una sfida alla verità. Il Partito Comunista Cinese ha un potere assoluto sulle informazioni che entrano ed escono dalla Cina. Taiwan - giusto per citare un esempio - conosce molto bene i metodi di Pechino e, intuendo precocemente la reale gravità della situazione, è immediatamente corsa ai ripari mettendo a punto un modello di successo nella lotta alla diffusione del virus.

3.       Che rapporto esiste tra l’OMS e la Cina? Di potere? Di complicità? Di subordinazione?

Il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della Sanità - Tedros Adhanom Ghebreyesus - secondo fonti di intelligence americana, è stato eletto con un accordo voluto fortemente dal regime cinese. Il Vice Primo Ministro del Giappone, Taro Aso, ha ironicamente chiesto di cambiare il nome in “Organizzazione cinese della sanità”. Nel mese di maggio, il prestigioso “Der Spiegel” ha menzionato esplicitamente i servizi segreti tedeschi. Le fonti riportavano infatti di una telefonata del 21 gennaio, partita dal presidente cinese, con la quale si chiedeva al direttore generale dell’OMS di “ritardare l’allarme globale” per la pandemia. Ovviamente c’è stata la solita corsa alla smentita ma i dubbi persistono.

4.       Perché la Cina non ha fatto entrare il commissario dell’OMS nel laboratorio di Wuhan?

Le autorità sanitarie cinesi non hanno mostrato la grande trasparenza con quale si riempiono la bocca gli ufficiali di Pechino. Il dottor Anthony Fauci, immunologo membro della task force della Casa Bianca sul Covid, ha ammesso che per lungo tempo ha dovuto attendere prima di poter inviare qualcuno insieme agli esperti dell’OMS. L’azione della Cina ha mancato sia di trasparenza che di tempestività. Questo ha un costo enorme in termine di vite umane e getta un’ulteriore ombra sull’azione di Pechino.

5.       La popolazione cinese è consapevole di vivere in un regime che filtra le informazioni? Sono al corrente che il virus che ha contagiato tutto il mondo ha origine dalla Cina?

La situazione è drammatica. In Cina non esiste nemmeno la figura del giornalista come nell’immaginario occidentale. Si tratta di un esercito di persone che riportano quello che gli impongono di dire. Pensate al fatto che i miei colleghi non mi salutavano più semplicemente per aver detto ai miei ascoltatori la verità sul massacro di giovani innocenti avvenuto in Piazza Tienanmen. Io stesso rappresento il modello di intimidazione dei giornalisti utilizzato dal regime in Cina. Ero molto ammirato ma sono finito per essere considerato una persona pericolosa. Il 9 novembre il mondo ha ricordato i 31 anni dalla caduta del muro di Berlino. Tuttavia, le barriere del totalitarismo non sono affatto crollate e il Partito Comunista Cinese ha costruito un grande firewall per proibire la consultazione dei principali siti internet occidentali. I cinesi sono bombardati quotidianamente dalle notizie che lodano la grande efficienza della Cina nel combattere il virus. Non hanno una coscienza civile ma conservano dignità, laboriosità e coraggio. La popolazione cinese è la prima vittima del regime.

6.       Lei ha sollevato la questione della scomparsa di Su Zhimin anziano Vescovo della diocesi di Baoding (sede della Chiesa cattolica in Cina) di cui non si sa più nulla dopo che è stato prelevato dalla polizia nel 1997. Inoltre, sembra che recentemente siano stati prelevati con forza due preti e alcuni seminaristi della sua stessa comunità. Qual è il motivo della loro scomparsa?

Sto autoproducendo alcuni video per sensibilizzare le persone sull’umiliazione quotidiana che sta vivendo – nel silenzio mediatico più totale - una buona parte dei circa 10 milioni di cattolici ancora presenti in Cina. In questo momento c’è una grande tensione tra l’Associazione Patriottica - istituita nel 1957 e controllata di fatto dal Partito Comunista - e le comunità cattoliche sotterranee che intendono vivere la loro fedeltà al Papa senza stabilire alcun contatto con il regime. Ci sono storie sconosciute e molto commoventi come quella dei religiosi sequestrati a Baoding dove il vescovo Su è impossibilitato a svolgere il suo ruolo da decenni. Nessuno sa se è ancora vivo. La sofferenza di questi eroi non è vana. Il mondo deve sapere. Mi impegnerò e so che troverò molte persone libere che mi aiuteranno a risvegliare le coscienze. Questa è la mia missione.

7.       Il Vaticano è al corrente di quello che sta succedendo ai cattolici in Cina?

In uno studio pubblicato il 10 novembre dal Pew Research Center, su 198 governi esaminati, la Cina è al primo posto per le restrizioni imposte alle religioni. In uno scenario terribile, Papa Francesco lancia dei segnali di distensione. La diplomazia vaticana sta tentando di stabilire un dialogo in Cina ed ha rinnovato un accordo per risolvere il problema della nomina dei vescovi. La dittatura però firma l’accordo con una mano e, con l’altra, continua la sua campagna violenta per combattere Dio ed i suoi testimoni. Il mondo intero sta comprendendo che il re è nudo: la credibilità del regime cinese è già infatti ai minimi storici. Il coraggio di Papa Francesco offrirà all’umanità un’ulteriore occasione per vedere e valutare, con i propri occhi, la vera natura del disprezzo del Partito Comunista Cinese per ogni religione. Per dialogare bisogna essere in due: un interlocutore che si adopera per la tua distruzione come potrà mai rispettare un accordo?

8.  Sappiamo che sta scrivendo un memoriale sulla sua vita e sulle sue verità di libero pensatore e attivista cinese rifugiato in Italia. Ci può anticipare i temi centrali di questo lavoro?

Si tratta di un viaggio dentro la mia vita per spiegare al mondo le dinamiche più profonde della società cinese. Sto impiegando più tempo di quello che avevo preventivato perché c’è molta sofferenza sia nel mio percorso personale di rifugiato che nella società cinese di oggi. La scrittura è come una terapia e ci sono ricordi molto dolorosi nella storia del mio Paese che non possono essere nascosti in un cassetto. Vorrei confrontarmi con un pubblico più ampio possibile ed il mio obiettivo è quello di pubblicare il mio lavoro con una casa editrice americana. Ho un messaggio anche per i lettori italiani.

8.1 Quale?

Solo pochi mesi fa - quando fui intervistato dalla commissione per il riconoscimento della condizione di rifugiato - l’ultima frase che ho pronunciato è stata: “Non importa se il mio status di rifugiato sarà approvato o meno. Devo ringraziare l’Italia e tutti coloro che mi hanno aiutato. Grazie alla famiglia italiana”.

9. Con il prossimo arrivo di un vaccino per il coronavirus e la sconfitta di Trump negli USA è possibile immaginare che si possa sviluppare un nuovo rapporto diplomatico tra Cina e il resto del mondo? Nel prossimo futuro la Cina può avere un atteggiamento più aperto o non c’è speranza per questo tipo di cambiamento?

Qualsiasi transizione negli Stati Uniti non cambierà il sentimento dei cittadini americani verso il regime comunista cinese. Forse muteranno i toni ma dobbiamo aspettarci tempi di durissima contrapposizione tra Cina e USA. Negli ultimi anni il presidente Xi ha portato la Cina ad essere l’ambasciatrice del libero mercato ma il mondo ha cominciato ad intravedere il chiaro disegno egemonico della dittatura. I segnali sono stati molteplici: dalla legge sulla sicurezza nazionale ad Hong Kong, passando per le continue minacce all’indipendenza di Taiwan, fino alle palesi violazioni dei diritti umani nei confronti di ogni minoranza e alla pessima gestione della comunicazione sulla pandemia che sta costando tantissimo a tutti. Il Partito Comunista Cinese è una minaccia per la libertà del mondo e - senza un chiaro intervento della comunità internazionale - i problemi dei cinesi di oggi, saranno i problemi di tutti domani.

10.   Chi vuole vivere in libertà se ne deve andare dalla Cina?

La Cina, sotto il Partito Comunista Cinese, è diventata un enorme campo di concentramento dove, sull’altare della rapida crescita industriale, si sono sacrificati i diritti dei lavoratori, le libertà individuali e l’ambiente ha subito conseguenze irreversibili. Il regime vuole controllare tutto. Vogliono il potere di nominare i vescovi, di decidere chi vince e chi perde, chi è su e chi è giù, cosa è vero e cosa è falso e anche chi vive e chi muore. Dobbiamo essere consapevoli del fatto che il totalitarismo terminerà come tutti i fenomeni umani cattivi e devastatori ma ricordiamoci sempre che la democrazia ha un prezzo. Non è gratis e – per questo – deve essere difesa e amata.

 

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