Bolloré rifà la convergenza a Telecom Italia
Vivendi ha chiarito che la dirigenza dell'operatore telefonico deve badare agli interessi del primo socio
Parliamo con Francois Godard, analista di Enders Analys, del nuovo cambio al vertice di Telecom Italia, il secondo in poco meno di due anni.
Vivendi ha chiarito che la dirigenza dell'operatore telefonico deve badare agli interessi del primo socio, non è gradito un amministratore delegato che porti avanti solo gli interessi dell'azienda.
Era già successo con Marco Patuano, sostituito con Flavio Cattaneo, ora accompagnato all'uscita per non essersi adeguato. Oggi il gruppo francese si sente abbastanza forte da insediare un capo azienda che neanche parla italiano, l'israeliano Amos Genish. Il confondatore della brasiliana GVT dovrebbe essere nominato chief convergence officer, una qualifica che lascia intendere prossime interazioni tra telefonia e televisione. Proprio oggi Les Echoes riferisce che Telecom Italia e Vivendi si preparano a lanciare una nuova televisione a pagamento in Italia, il nome c'è già, Canale +.
Possibile che Vivendi abbia mobilitato tutte queste risorse, speso tutte queste energie, per resuscitare dopo 10 anni la vecchia Tele +, chiusa nel 2003 dopo anni di perdite colossali? Godard ci crede poco: avrebbe avuto poco senso industriale qualche anno fa e lo ha ancora meno ora, ai temi di Netflix. Se l'obiettivo era il lancio di un canale a pagamento in Italia, che bisogno c'era di investire miliardi di euro nella scalata al primo operatore italiano delle tlc? Sarebbe bastato un accordo commerciale e si sarebbe potuto procedere. Telecom Italia, zavorrata come è dal debito, non ha risorse da destinare ad un progetto di ampio respiro, in più non ha fino ad oggi combinato molto in ambito media. "Televisione e telefonia sono due merci molto diverse, si vendono in modi differenti", spiega l'analista.
Canale + sembra in questo momento un progetto industriale debole, ma assomiglia molto a quello che Vivendi dice di volere: un polo mediatico nel Sud Europa. Anche in questo caso il progetto industriale non convince, a meno che il genio della convergenza Genish riesca a concretizzare questa infrastruttura per ora solo della fantasia. Siccome Bolloré non pare affatto un visionario, il suo obiettivo potrebbe essere quello di una vendita della sua quota in Telecom Italia. Un possibile acquirente c'è già, ed è Orange, ma per far salire i prezzi, ne serve almeno un altro. E' necessario inoltre che la politica non ci metta troppo il becco e che ci sia un progetto industriale in corso, anche se vago, per tacitare le accuse di speculazione finanziaria che potrebbero arrivare.
Bolloré ha mostrato di essere abile, di non aver fretta, di essere determinato e non impulsivo, saprà probabilmente aspettare che ci siano le condizioni per avviare l'asta. Intanto, con lo stop al piano di posa della fibra ottica voluto da Cattaneo, ha accontantato la politica italiana. La notizia di oggi dell'aggregazione in Germania tra i numero quattro ed il numero cinque della telefonia, mostra che forse non ci sarà molto da aspettare.
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