'Ndrangheta, strategia intimidatoria. Bombe ed esplosioni a Reggio Calabria

La Polizia ha arrestato l'uomo che questa notte ha lasciato una bottiglia di nafta accanto al portone della Procura Generale di Reggio Calabria. Si tratta di una bottiglia in plastica da un litro e mezzo quasi interamente ricolma di nafta, con vicino un accendino Bic di piccole dimensioni, la cui presenza era stata segnalata da una telefonata anonima giunta alla Polizia. Nonostante la vigilanza dell'Esercito che presidia gli uffici giudiziaria dopo l'attentato del 2010, i militari non si erano accorti di nulla.
Sul posto nella notte i vertici di Polizia e Carabinieri, compresi il Questore Guido Longo e il comandante provinciale Colonnello Lorenzo Falferi. La visione delle videocamere di sorveglianza, secondo quanto apprende l'AGI, ha restituito il volto di un uomo, il quale, nonostante risulti incensurato, e' stato riconosciuto dal personale della Polstato. Subito sono scattate le ricerche, concluse con l'arresto operato dalla Squadra Mobile diretta dal primo dirigente Gennaro Semeraro.
SEGNALI INQUIETANTE - Ma di certo la molotov è l'ennesimo segnale inquietante in una città dove la 'ndrangheta è da tempo tornata a una strategia intimidatoria. Ci sono pochi dubbi sul fatto che si tratti di un gesto dimostrativo per lanciare un "messaggio" ai magistrati. Nel 2010 una bomba fu fatta esplodere davanti l'ingresso della procura generale, esattamente nello stesso punto in cui stasera è stata lasciata la bottiglia incendiaria. Per quell'episodio si è autoaccusato il pentito Nino Lo Giudice, che dopo avere collaborato per un periodo con la Dda di Reggio Calabria si è allontanato dalla località protetta in cui si trovava facendo perdere le sue tracce. Sempre nel 2010 fu compiuto anche un attentato contro l'abitazione del procuratore generale, Salvatore Di Landro, e fu lasciato un bazooka in una zona poco lontana dall'ingresso della Dda, a capo della quale all'epoca c'era Giuseppe Pignatone, successivamente nominato procuratore della Repubblica di Roma. Tra l'altro nei giorni scorsi erano state incendiate le auto dei presidenti di Ance e Camera di Commercio.