Cronache

Crisanti: vaccino ai bimbi? Non c'è fretta, è demagogia sanitaria

 

Roma, 2 dic. (askanews) - "Ormai penso che in Italia si possa criticare la religione, il papa, il governo, la Costituzione, ma non il Cts e nemmeno l'Ema o l'Aifa, nonostante nel Cts siedano persone che a giugno dell'altro anno hanno detto che l'epidemia era finito e il virus era diventato buono, tanto per chiarire con chi abbiamo a che fare. Nel caso specifico del vaccino ai bambini io non ho detto che sono contrario, ho semplicemente detto che non c'è fretta": così il professor Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Microbiologia all'Università di Padova, in un'intervista ad askanews, in merito alla sua cautela sulla somministrazione del vaccino anti-Covid ai bambini di 5-11 anni, approvato il 1 dicembre dall'Aifa e che inizierà entro la fine del mese."Gli Stati Uniti si sono presi la responsabilità politica di vaccinare, fra poche settimane avremo a disposizione dati di circa 1,5 milioni di bambini, a questo punto la fretta non la vedo", ha proseguito."Penso che siamo di fronte a demagogia sanitaria, demagogia di sanità pubblica, perché la priorità non sono i bambini, ma era a giugno organizzarsi per fare le terze dosi adesso, perché si sa da giugno che la durata del vaccino è di sei mesi", ha denunciato."Innanzitutto nella fascia da 5 a 12 non sono 36 (morti) ma 9, poi bisogna vedere che tipo di bambini erano e chi è andato in terapia intensiva. Guardi che in Italia muoiono molti più bambini per infezione da virus sinciziale respiratorio, ma molti, molti di più", ha spiegato, riferendosi ai dati diffusi sulla mortalità dei più piccoli da Covid."I bambini non sono piccoli adulti, i bambini sono esseri umani completamente diversi, perché hanno un metabolismo diverso, hanno una fisiologia diversa, devono ancora sviluppare tutti gli organi pienamente e devono ancora andare incontro a maturazione sessuale, quindi i dati acquisiti per gli adulti non valgono per i bambini", ha precisato."Per dare conforto alle mamme, le mamme avranno sicuramente conforto sui dati di milioni di casi, piuttosto che di 2-3000, no?", ha insistito."Fare la vaccinazione ai bambini è una cosa complicatissima. Estremamente complicata, proprio perché sono vulnerabili, non sono in grado di decidere per sé"."È chiaro che pongono dei problemi etici giganteschi, uno si rende conto che è molto difficile fare questi studi, chiaramente la numerosità di questi studi è limitata e questo è un problema di fronte a un vaccino completamente nuovo nella sua formulazione, nella sua struttura. A questo punto non diventa una decisione basata sul dato scientitico, ma diventa una decisione politica", ha concluso.Intervista di Stefania CuccatoMontaggioCarla Brandolini Immagini askanews