Cronache

Farmaci citotossici: rischio esposizione per operatori sanitari

 

Roma, 29 ott. (askanews) - Ogni anno in Europa oltre 12,7 milioni di professionisti della salute, di cui 7,3 milioni di infermieri, sono potenzialmente esposti a farmaci pericolosi cancerogeni, mutageni e teratogeni.Oggi il tema è stato dell' European Biosafety Summit sulla "Prevenzione dell'esposizione professionale a farmaci pericolosi, compresi i farmaci citotossici" con i rappresentanti della Commissione Europea, i Ministeri del Lavoro e della Salute, le parti sociali, le associazioni professionali, i sindacati, i datori di lavoro ed esponenti del mondo medico-scientifico.Secondo i dati della Commissione Europea, nel 2012 fino a 106.500 decessi per cancro sono stati attribuiti all'esposizione professionale a sostanze cancerogene; nell'Ue infatti il cancro è diventata la prima causa di decessi sul lavoro. Si stima che in Europa ogni anno l'esposizione professionale a farmaci pericolosi produca migliaia di nuovi casi di leucemia, il che si traduce in un aumento di decessi di operatori sanitari ogni anno.Durante il summit è stata presentata la situazione attuale in Italia per quanto riguarda l'esposizione professionale ai farmaci pericolosi e l'esempio della Spagna, in cui tutte le parti interessate si sono riunite con il Governo con l'obiettivo di finalizzare delle linee guida sulle "Best practice", promuovere la formazione e l'adozione dei dispositivi di sicurezza, stilando un elenco di farmaci pericolosi e dotandosi di una legislazione sia a livello regionale che a livello nazionale.La tavola rotonda ha permesso inoltre di aumentare la consapevolezza del rischio di esposizione a farmaci pericolosi e della necessità di adottare dispositivi tecnologicamente avanzati, tra cui i sistemi chiusi di trasferimento farmaci, che gli operatori sanitari devono utilizzare in fase di preparazione e somministrazione, al fine di proteggere sé stessi e i pazienti presenti nella struttura sanitaria.Emanuela Omodeo Salè, responsabile dell'area oncologica della Sifo, la Società italiana di faramacia ospedaliera, ha spiegato l'importanza degli investimenti in termini dui strutture e sicurezza che portano anche un vanataggio in termini di spesa."Da noi il personale sanitario dedicato alla somministrazione ha sempre avuto una particolare attenzione perchè lo abbiamo sempre dotato di dispositivi di protezione individuale e anche di di sistemi a circuito chiuso per ridurre i rischi di esposizione. I nostri standard sono stati il primo passo di quello che è lo strumento che i nostri colleghi che si occupano di oncologia dovrebbero dotarsi e adottare per far capire alle loro amministrazuioni che gli investimenti che si fanno in termini di strutture e di sicurezza sono importanti e portano a ridurre la spesa".Emanuela Foglia dell'Università Carlo Cattaneo (Liuc) ha sottolineato che puntare sulle tecnologie è un'opportunità e non un costo."Da un punto di vosta gestionale, organizzativo ed economico, l'aspetto rilevante è quello di affrontare il problema non come singoli silos di spesa legati all'acquisizione di tecnologie, ma come un processo di natura sanitaria che va dalla prescrizione fino all'infusione dei nostri agenti antiblastici. A quel punto la tecnologia non è più un costo ma un'opportunità".