Cronache

Il mitico Borsalino punta ai giovani con modelli più frizzanti

 

Milano, 30 mar. (askanews) - Humphrey Bogart, Alain Delon e Jean-Paul Belmondo hanno contribuito a rendere il Borsalino un'icona di stile. Un cappello che ha fatto non solo la storia del cinema. Ma dopo il fallimento nel 2017 il leggendario marchio italiano è ripartito con grandi ambizioni.A Spinetta Marengo, in provincia di Alessandria, sorge la fabbrica di questo cappello simbolo del Made in Italy nel mondo creato 166 anni fa da Giuseppe Borsalino, come ha ricordato Angelo De Filippo, direttore del Museo Borsalino, uno spazio che aprirà al pubblico il 4 aprile ad Alessandria: "E' stato come uno Steve Jobs di Alessandria. Ha avuto un'intuizione che ha rivoluzionato i comportamenti socio-culturali di centinaia di milioni di persone in tutto il mondo, e quindi una capacità di entrare nel quotidiano di centinaia di milioni di persone, indipendentemente dalla latitudine e dalla longitudine"Borsalino, ora sotto il controllo del finanziere franco-italiano Philippe Camperio, sta puntando a conquistare un pubblico più giovane e diversificato attraverso tanti nuovi modelli di cappello. Jacopo Politi, capo dello stile di Borsalino: "Penso che la sfida più difficile sia stata quella di sradicare dalla scelta cromatica dei nostri classici per catapultare Borsalino in un nuovo mondo coloratissimo, nuovo, giovane e frizzante". Mentre i cambiamenti stilistici sono in corso, i pilastri della produzione rimangono gli stessi da quasi due secoli, a cominciare dall'integrità di un processo in gran parte artigianale. Ogni anno, ciascuno dei 180.000 cappelli che escono dalla fabbrica di Spinetta Marengo passa attraverso 55 fasi e impiega fino a sette settimane per essere lavorato.