Cronache

"Leaving violence. Living safe": Unhcr contro violenza genere

 

Roma, 14 dic. (askanews) - Unhcr, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, scende in campo per supportare le donne rifugiate, richiedennti asilo e migranti che hanno subito violenza. Il progetto si chiama "Leaving violence. Living safe" e propone un sistema antiviolenza davvero inclusivo, grazie alla partnership con la rete D.i.Re e il coinvolgimento di 71 centri antiviolenza nell'arco di 3 anni.Le Proposte strategiche per migliorare la risposta del sistema antiviolenza italiano ai bisogni specifici di donne rifugiate, richiedenti asilo e migranti che hanno subito violenza sono state presentate da D.i.Re, Donne in rete contro la violenza e UNHCR.Nel corso del progetto sono state aiutate quasi 300 donne, formate 52 mediatrici culturali, attivate collaborazioni stabili con 42 di loro.Spiega la portavoce dell'Unhcr, Carlotta Sami: "Il fenomeno è quello della violenza di genere, che si può scagliare contro le donne e le bambine, talvolta fra le persone in fuga fra i vulnerabili ci sono anche gli uomini. Purtroppo la violenza di genere è un tipo di abuso che colpisce moltissime persone che si trovano a dover lasciare le proprie case a causa di persecuzioni, conflitti e violenza. Negli ultimi mesi anche a causa della pandemia e del fatto che la capacità delle famiglie - già vulnerabili perché rifugiate - di far fronte alle difficoltà economiche accresciute a causa della pandemia, questo tipo di violenza è aumentata di fatto".Come operare nel contesto italiano? "Abbiamo stretto una partnership con la rete antiviolenza D.i.R.E. e con il progetto abbiamo cercato di creare un ponte fra i centri antiviolenza che esistono in Italia e queste persone, in modo da creare una specifica competenza che rendesse gli operatori in grado di identificare i segni di questa violenza e capire come intervenire".Nel sistema antiviolenza italiano però, le donne rifugiate, richiedenti asilo e migranti restano ancora in larga parte "invisibili", oppure vengono confinate soprattutto nei percorsi anti-tratta, che riguarda però solo una parte di loro.La ministra per le Pari opportunità, e la Famiglia, Elena Bonetti: "Mi vorrei congratulare per la qualità del lavoro svolto e per l'approccio innovativo e strategico che avete proposto e credo possa essere valorizzato e strutturato per una sperimentazione che possiamo promuovere in modo concreto nell'azione e prossimo piano strategico di contrasto alla violenza maschile contro le donne"."Serve un investimento in formazione e in qualificazione dei ruoli delle mediatrici culturali - ha concluso Bonetti - e serve definire un sistema di strategia complessiva che, anche grazie alla revisione dei decreti sicurezza portata avanti in Parlamento, ci permetta di inserire azioni concrete in questa direzione".