Cronache

Referendum Atac, Pagano: "no", Atac sia un vero ente pubblico

 

Roma, (askanews) - A pochi giorni dal referendum sull'Atac, che l'11 novembre chiederà ai cittadini romani se lasciare la gestione del servizio di trasporto pubblico all'Atac o metterlo a gara sotto il controllo del comune, Riccardo Pagano, esperto di trasporti e coordinatore de "Mejio de no" spiega le ragioni del movimento. "Noi diciamo meglio di no perché la posizone del no è una posizione di profonda rottura rispetto ad un modello che è avanzato intorno al 2009 nel comune di Roma di liberalizzazione e poi di privatizzazione. L'Atac che vediamo oggi non è certo un modello di pubblico perché nella volontà dell'amministratore pubblico non c'era quella volontà di trasformare Atac in qualcosa che facesse l'interesse pubblico. "Oggi Atac è un sistema pensato per una liberalizzazione e una privatizzazione. Noi - spiega ad askanews - diciamo no perché riteniamo che Atac debba diventare un vero ente pubblico, una società che persegua l'interesse pubblico e che debba offrire un servizio che sia universale e garantito a tutti".Il sì, secondo Pagano "è la risposta sbagliata al disagio perché noi oggi andiamo a votare un referendum che ci chiede una scelta amministrativa. Affidamento diretto o affidamento tramite gara. Sono dell'idea che l'affidamento diretto ci permetta senza inserire un diaframma che è un contratto tra il comune e un privato ma direttamente di gestire i problemi industriali del sistema e quindi di andare ad incidere direttamente sulla infrastruttura che secondo noi è il problema fondamentale". "Il concordato preventivo è un esempio di quanto il sistema oggi mischi dei meccanismi privati a dei meccanismi pubblici in maniera fallimentare. Come è possibile che una società che dovrebbe essere pubblica poi partecipi a procedure fallimentari tipiche di una società privata. Questa è una delle parti del problema amministrativo che oggi coinvolge Roma."Per questo noi diciamo: vogliamo un affidamento diretto ad una società che sia un vero e proprio ente strumentale del comune e che permetta all'amministrazione di agire direttamente sulle cause disfunzionali del servizio, cioè sull'infrastruttura, senza frapporre nessun meccanismo contrattuale ma incidere direttamente così che la politica possa realmente risolvere il problema."Oggi Atac è quel miscuglio tra società pensata per il diritto privato, per fare utili pensata per un meccanismo che non è proprio quello del pubblico, quello dell'interesse pubblico e che quindi rende complessa anche la partecipazione dei cittadini a quello che è una società che teoricamente è una spa come qualunque altra società per azioni. Questò è un problema".A Roma, prosegue Pagano, "ci sono diversi comitati che si sono sempre impegnati per rinnovare la città per migliorare tutto quello che riguarda il servizio di trasporto pubblico. questi comitati oggi ci dicono che c'è bisogno che la politica abbia degli strumenti pern agire direttamente sull'ionfrastruttura, per agire fin nel dettaglio senza frapporsdi dei limiti."Vogliono farci credere che questo sia un referendum su Atac o no Atac. No, questo è un referendum su quale sia il migliore sistema amministrativo per risolvere il problema. Il problema che secondo noi è infrastrutturale. Per risolverlo bisogna che la politica abbia un sistema diretto che le permetta di risolverlo fin nei minimi dettagli. Se questo non c'è avremo solo l'illusione di poterlo risolvere tramite una riforma gestionale che in realtà non risolverà il problema", è l'appello finale.