Culture

Alimentare la sostenibilità: a Parma mostra di Fondazione Barilla

 

Milano, 13 gen. (askanews) - Il cibo è cultura, e capire il legame che c'è tra quello che mettiamo ogni giorno nel piatto, la nostra salute e l'ambienteè un modo di fare cultura. Per questo la Fondazione Barilla ha promosso la mostra "Noi, il cibo, il nostro Pianeta: alimentiamo un futuro sostenibile", la cui inaugurazione ha coinciso con l'avvio delle celebrazioni di Parma 2020 Capitale Italiana della Cultura. L'esposizione parte dal alcuni paradossi globali legati alla produzione e distribuzione del cibo che la Fondazione Barilla ha studiato e approfondito in questi anni. Luca Barilla, vicepresidente del gruppo."Barilla ha allestito questa mostra che è il frutto di dieci anni di lavoro, eseguito in collaborazione con personaggi molto importanti del mondo scientifico internazionale Questa mostra è la sintesi di un lavoro immenso che è stato fatto. Barilla vive questo anno con grande emozione e trepidazione, anche perchè ha cercato di fare la sua parte dando il suo contributo alla città in termini di lavoro".Insieme al sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, Luca Barilla ha partecipato al taglio del nastro che ha segnato l'apertura dell'anno di Parma capitale della cultura italiana e in concomitanza della mostra della Fondazione Barilla, una occasione per Pizzarotti per sensibilizzare cittadini e turisti ai problemi che riguardano la produzione e il consumo di cibo: "Abbiamo scelto il cibo insieme a fondazione Barilla perchè quelle del cibo sono temi fondamentali anche a livello culturale. Perchè cultura non è solamente arte ma anche tutto quello che ogni giorno ci dà la conoscenza di interpretare il mondo".La produzione di cibo è l'attività dell'uomo che contribuisce di più al cambiamento climatico, superando il riscaldamento degli edifici e i mezzi di trasporto. Di qui la necessità di ripensare i sistemi di produzione e consumo di cibo. E questa mostra, che resterà aperta fino al 13 aprile prossimo, è uno stimolo in questa direzione. Marco Cattaneo, direttore del National Geographic Italia che ha collaborato all'allestimento della mostra, spiega l'idea che c'è dietro questo progetto: "Si visita la mostra partendo dall'idea che da qui al 2050 ci saranno 10 miliardi di bocche da sfamare sul pianeta e imparando ad essere consapevoli del nostro impatto sull'ambiente quando mangiamo, produciamo il nostro cibo e quando viene trasportato dall'altra parte del mondo, attraverso quello siamo in grado di moderare e modificare i nostri comportamenti per cercare di ridurre l'impatto ambientale e la sua impronta".Nella prima parte della mostra, negli gli spazi della Galleria San Ludovico, balzano all'occhio i paradossi del sistema alimentare: fame versus obesità, cibo versus produzione di carburante, spreco verso malnutrizione. Mentre sotto i Portici del Grano è possibile ammirare gli scatti della mostra, sviluppata con National Geographic Italia, dedicati ai mille volti delle culture del cibo nel mondo. Tra le tante attività proposte nella sezione interattiva dell'esposizione il piatto virtuale, che sul finale del percorso misura la sostenibilità della nostra dieta per noi e per l'ambiente. "Ti viene chiesto di selezionare un primo, un secondo e un contorno con frutta tra le voci di un menù abbastanza ricco per valutare due cose: quanto hai mangiato in termini di calorie e quindi di salute personale e la seconda quanto hai consumato in termini di CO2 per la salute dell'ambiente. Far capire che il nostro modo di consumare cibo e l'ambiente sono legati credo sia il grande obiettivo della mostra che possa essere raggiunto da grandi e piccini".