Culture

I corpi, l'intimità e lo spazio pubblico: le immagini di Bolzoni

 

Milano, 16 giu. (askanews) - Lo spazio su cui insistono è quello tradizionalmente riservato alla pubblicità o alla propaganda politica, ma ora, nel momento in cui Milano prova a tornare alla vita e alla socialità dopo il lockdown, quei grandi manifesti sono fotografie di Alessio Bolzoni, per un progetto di arte pubblica curato da Teresa Macrì. E al fotografo abbiamo chiesto come si è relazionato proprio con questo inconsueto palcoscenico."Lo spazio pubblico diventa il modo perfetto per comunicare con le persone - ha detto ad askanews - perché è uno spazio che non vai a cercare, ma che ti cerca, ti trova nella vita quotidiana e ti impone un certo tipo di visione che normalmente non hai".Il progetto, intitolato "Action Reaction. Billboard Project" resta visibile per le vie della città fino al 21 giugno e, confrontandosi con le grandi opere di Bolzoni si possono innescare molti rimandi, come per esempio quello con il lavoro di Jeff Wall, per una analogia nel modo di pensare la fotografia in profondità."Ho creato quell'environment nel momento in cui ho scattato per le persone che hanno performato in quei giorni - ha aggiunto Bolzoni - ho dato pochissime piccole regole che hanno influenzato tutti nello stesso modo e ho dato uno spazio e nel momento in cui ho dato lo spazio, a differenza del grandissimo Jeff Wall che continua a controllare tutto, io a quel punto ho lasciato che accadesse quello che doveva accadere e ho documentato la performance si queste persone. La cosa interessante è che tutti, pur con pochissimi input, hanno performato nello stesso modo".E qui, inevitabile, il pensiero passa alla performance in sé, a quell'idea di ripetizione che, per esempio, alimenta il lavoro di artisti e coreografi di primissimo piano come Virgilio Sieni o Alessandro Sciarroni, che si sono concentrati sulla natura ulteriore del gesto."Queste immagini, che poi io ho selezionato per arrivare a una chiave espressiva comune - ha concluso Alessio Bolzoni - lavorano tutte sul perturbante di Freud, ossia la sensazione che proviamo nel vedere qualcosa che ci turba, ma da cui poi non riusciamo a staccarci, qualcosa che in fondo ci seduce pur facendoci anche, non dico paura, ma infastidendoci".In qualche modo, e qui si chiude il cerchio, le stesse sensazioni che in molti abbiamo provato durante la quarantena, uno spazio fisico e mentale che, al netto delle tragedie, ha avuto anche connotazioni di intimità che prima non erano possibili. E le immagini di Bolzoni rimandano direttamente a una profonda e complessa idea di intimità, pur nel loro essere così esposte al pubblico di Milano.