Culture

Intervistare Giulio Paolini, teoria e pratica di una assenza

 

Milano (askanews) - Un illuminista, che però anziché affermare nega; un intellettuale lucido, che però scrive "evviva il niente, così pieno di promesse avvincenti anche se mai onorate"; un artista della precisione geometrica, che però considera che il Bello ideale sia in ciò che non è in vista e ama "la voragine senza salvezza oltre la quale, assenti e felici dimenticare di esserci".Giulio Paolini, uno degli artisti decisivi, se non il più decisivo, del Secondo Novecento italiano, è personaggio schivo, una sorta di teorico dell'assenza, di se stesso in primis. Ma quando poi appare, come nel caso dell'inaugurazione della sua ultima mostra in Fondazione Carriero a Milano, lo fa con tutta la forza di chi, in un mondo che osanna la semplificazione, resta un baluardo filosofico di complessità, una dimostrazione vivente dell'idea di Lessing che tra la Verità e la tensione verso la Verità sia sempre preferibile la seconda opzione."E' proprio così - ha spiegato ad askanews - è proprio questa dimensione, non so se posso dire anche platonica, se mi posso spingere a tanto, ma è una dimensione così attraente, anche se così impalpabile, che è quel che desideriamo".Il mondo delle Idee, dunque, quello dell'Idealismo filosofico, come casa. Ma anche un lavoro artistico che non conosce dei veri e propri punti d'approdo, un'arte che vive del suo essere processo, quasi sempre potenziale. E allora non abbiamo resistito alla tentazione di fare la domanda: "Come si sta dentro un processo potenziale?" gli abbiamo chiesto. E Paolini ha risposto così: "Si cerca di sopravvivere, no si sta anche abbastanza serenamente, però nella convinzione che le cose non siano tanto a portata di mano, non siano sotto gli occhi, ma che siano una proiezione, un desiderio diciamo anche, e quindi, siamo lì".Quello che conta, comunque, alla fine è il lavoro, che nel caso di Giulio Paolini è così stratificato (e ovviamente in tutto ciò c'è la coerenza e il tenace progetto dell'artista) da sembrare assente, impalpabile appunto, armato solo della propria potenzialità di desiderio. E questo, per tanti versi, ci appare ancora oggi uno dei più veri territori dell'arte."Da sempre, e forse per sempre ancora sarà così - ha concluso Paolini-. Sempre che le coordinate della nostra esistenza rimangano queste, che non è scontato".