Culture

Intorno alla Biennale: le nuvole di Fabre e i Burri a San Giorgio

 

Venezia, 9 lug. (askanews) - E' un grande classico di Jan Fabre, ma rivederlo ogni volta porta con sé un'emozione che ha a che fare con l'interazione tra noi e il cielo, tra la materia e l'inafferrabile. Quindi con quella sorta di "esprit" che è in fondo il modo di essere dell'arte contemporanea. A Palazzo Balbi Valier a Venezia, affacciato sul Canal Grande, "L'uomo che misurava le nuvole" dell'artista belga continua a svolgere il proprio compito poetico a due passi dal ponte dell'Accademia, perennemente sospeso tra la praticità del proprio lavoro e l'impossibilità di qualsiasi risultato. Sarà anche un pezzo già visto, come hanno notato dei critici, ma continua a funzionare, soprattutto per la componente di arte pubblica, che gli deriva anche dalla grande visibilità e la lucentezza.Lasciando il Canale e affrontando, seppur per poco, la Laguna, un altro approdo per chi va in cerca di eventi collaterali alla grande Biennale è la Fondazione Giorgio Cini sull'isola di San Giorgio Maggiore, dove è ancora aperta la grande mostra dedicata ad Alberto Burri, "La pittura, irriducibile presenza".Un'esposizione di circa 50 opere che ripercorre molto del percorso artistico di Burri, restituendo un'idea di evoluzione e ragionamento che arricchiscono ulteriormente l'esperienza di fronte ai "Cretti" o alle "Combustioni", ma anche ai più rari "Catrami" o ai grandi "Cellotex". Con un effetto di complessità arricchente, utile per prendere le distanze dalle interpretazioni preconfezionate. Da segnalare però un piccolo neo legato all'allestimento e all'lluminazione: la nostra sensazione è che anche l'indiscutibile forza dei Burri in mostra avrebbe potuto beneficiare di più luce naturale e di un diverso modo di pensare le pareti delle sale.