Culture

La storia e le inquietudini: una mostra sulle arti della Biennale

 

Venezia, 15 lug. (askanews) - La storia che abbiamo attraversato. Si può forse partire da qui per provare a raccontare la mostra "Le muse inquiete" che i sei direttori delle sezioni della Biennale di Venezia hanno progettato insieme per raccontare "La Biennale davanti alla storia", che aprirà al pubblico il 29 agosto, nell'anno in cui la pandemia ha costretto a rinviare l'esposizione internazionale di architettura.Il presidente dell'istituzione veneziana, Roberto Cicutto, nella conferenza digitale di presentazione, ha espresso sia grande orgoglio, sia un auspicio metodologico importante."Oggi presentiamo qualcosa di eccezionale e forse di inedito per la storia della Biennale. Vorremmo molto che quest'anno non fosse ricordato solo per quello che è successo, ma anche per questa data importante che a mio avviso dovrebbe iniziare un percorso molto più motivato di dialogo tra le nostre arti".L'idea del presidente è quella di arrivare a un'attività permanente di ricerca nel campo del contemporaneo che, come la mostra in arrivo, attraversi tutte le discipline che sono parte integrante della Biennale e del suo essere polso e testimonianza - ufficiale certo, ma viva - dei fermenti culturali in essere.E per fronteggiare le muse, con le loro inquietudini storiche da Secolo breve, che possiamo riassumere, per esempio, con le immagini di Hitler e Goebbels nei Padiglioni veneziani, hanno lavorato insieme Alberto Barbera, direttore Cinema, Marie Chouinard, direttrice Danza, Ivan Fedele, direttore musica, Antonio Latella, direttore Teatro, Hashim Sarkis, direttore Architettura e Cecilia Alemani, direttrice del settore Arte, che ha avuto anche un ruolo di coordinamento del progetto."Stiamo vivendo - ha detto Alemani da New York - un periodo di emergenza e da una parte la Biennale ha dovuto prendere delle decisioni molto difficili, come quella di posticipare l'esposizione di Architettura. Dall'altro questa mostra di cui vi parliamo oggi è un segnale di un senso di entusiasmo e risposta collettiva a un momento eccezionale nel quale abbiamo pensato che fosse importante dimostrare come le arti continuino anche nei momenti di maggiore avversità".Continuità che è anche testimoniata dal ruolo, decisivo in questa mostra, ma più in generale nel pensarsi della stessa Biennale, dell'Archivio storico ASAC, luogo che per definizione deve conservare tracce delle varie biennali e che al tempo stesso gioca su un campo, quello della documentazione, che sempre di più è diventato tipico delle pratiche contemporanee.Anche per questo, oltre che per colmare un senso di vuoto che, comunque Venezia, i Giardini e l'Arsenale stanno vivendo in questi mesi, la mostra nel Padiglione centrale assume ancora più forza, e ci viene da dire perfino più intensità. Una possibile risposta a un bisogno culturale urgente di cui un'istituzione come la Biennale è chiamata a farsi carico anche, e forse soprattutto, nei tempi più difficili.