Economia

Il PNRR e la cultura, il contributo del patrimonio privato

 

Milano, 10 mag. (askanews) - Il patrimonio culturale svolge un ruolo cruciale nel progetto di ripartenza economica e nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. Alla cultura l'Italia ha deciso di destinare una parte significativa dei fondi messi a disposizione, come ha spiegato il professor Luciano Monti, condirettore scientifico della Fondazione Bruno Visentini e docente alla Luiss."Sono previsti 6,68 miliardi per la cultura - ha spiegato ad askanews - cui bisogna aggiungere 1,46 miliardi inseriti nel fondo di complementarietà. Le misure sono articolate in quattro ambiti per 13 interventi diversi: 12 sono nel Piano nazionale di ripresa e resilienza e uno nel piano complementare".Come previsto dal PNRR, più in particolare, 2,72 miliardi sono dedicati alla rigenerazione di piccoli siti culturali, patrimonio culturale religioso e rurale, ambiti nei quali molto spesso sono i privati a gestire i beni culturali. Per questo abbiamo incontrato Giacomo Di Thiene, presidente di ADSI, Associazione delle dimore storiche italiane."Nel medio termine - ci ha detto - le dimore storiche puntano molto sul Piano nazionale di ripresa e resilienza. Dobbiamo anche confidare nella capacità dello Stato di mettere velocemente a sistema queste risorse con tutta la necessaria trasparenza auspicando che vadano a finanziare investimenti sostenibili nel tempo piuttosto che andare ad alimentare progetti faraonici o a saldare debiti pregressi".Nel 2019 i beni culturali privati sono stati visitati da più di 45 milioni di persone, ma ciò che più conta, nell'ottica del piano di ripresa dell'economia italiana, è l'impatto significativo sulla vita economica dei territori."Il patrimonio culturale privato - ha aggiunto Di Thiene - alimenta due grani filiere: quella della conservazione e quella della valorizzazione. Nella conservazione possiamo mettere i restauratori, che non sono solo coloro che intervengono su affreschi e quadri, ma anche le imprese edili di qualità e i restauratori della carta che conservano e valorizzano gli archivi. Nella filiera della valorizzazione, invece, io metto tutto quello che afferisce al turismo".A fronte di questi elementi si capisce che il patrimonio privato gioca un ruolo importante e il professor Monti conferma che i fondi a disposizione sono altrettanto importanti, ma qualcosa ancora manca."Quello che ancora manca, ma l'auspicio è che arrivi, è la governance - ci ha detto il docente - perché molte delle risorse destinate alla cultura sono destinati al territorio: aree rurali, periferie urbane e piccoli centri. Il nostro patrimonio culturale e anche le dimore storiche lo dimostrano, sono molto diffuse sul territorio. Quindi la vera domanda è come queste risorse arrivano realmente sul territorio e chi ne avrà la responsabilità. E' una questione di governance sulla quale il governo sta lavorando in vista del Decreto di attuazione atteso per la fine del mese".E dalla governance, poi, discendono gli effetti concreti."Con queste 17mila dimore - ha concluso il presidente di ADSI - potremmo dare lavoro a tantissime persone che si stanno specializzando in gestione del patrimonio culturale. Da maggio dell'anno scorso non c'è stato un solo provvedimento a favore delle dimore storiche, che vuol dire a favore del patrimonio vincolato italiano".La partita, insomma, è ancora aperta e il patrimonio culturale gestito dal privato vuole fortemente dare il proprio contributo. Per farlo si chiedono risposte chiare e in tempi brevi.