Politica

Le mutilazioni genitali femminili, "un male universale"

 

Roma, (askanews) - La violenza sulle donne è "un male che ci affligge su scala universale" e occorre dunque riunire le forze per superare le logiche che considerano ordinari certi comportamenti - come la pratica delle mutilazioni genitali femminili - solo perché radicati nella società e nella cultura locale. Alla Farnesina, che ha ospitato la Conferenza per la messa al bando delle mutilazioni genitali femminili, promossa in collaborazione con "Non c'è pace senza giustizia", sono tutti concordi: si tratta di una "pratica nefasta".L'ex ministro degli Esteri Emma Bonino, da sempre impegnata per i diritti delle donne e contro questa terribile forma di violenza: "Ci sono settori e campi in cui la determinazione di alcuni paesi è continua e può fare, a medio termine, la differenza. Uno di questi temi è la promozione dei diritti delle donne, non intese come minoranza da tutelare ma come una maggioranza protagonista di un cambiamento".Su questi temi - secondo il pensiero comune ai partecipanti - nessuno dà lezione ad altri, perché si tratta di "un processo che a volte va avanti, altre volte torna indietro". E non bisogna farsi dividere dallo stereotipo che questa è la visione che il mondo ricco impone al mondo in via di sviluppo. "Impedire il matrimonio di una bambina di nove anni, non è divisione Nord-Sud, è solo una tutela della persona", ha avvertito la leader radicale. Non si tratta di tradizioni o di culture, ma di "pratiche nefaste che occorre superare, perché ci sono limiti molto chiari a cui non bisogna venir meno".Insomma, è fondamentale lavorare su "aspetti di natura culturale e sociale", hanno concordato il sottosegretario Benedetto della Vedova e il segretario generale della Farnesina Elisabetta Belloni. C'è la necessità di guardare il problema in una prospettiva più ampia. Le donne possono fare la differenza migliorando la loro condizione, quella delle loro famiglie, del tessuto economico e del contesto sociale a cui appartengono". D'altra parte, ha commentato Elisabetta Belloni, è "sempre più evidente l'esigenza di operare nel settore dell'educazione, sulla consapevolezza che le donne per prime devono avere del diritto della libertà di scelta, dei diritti umani da applicare".