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L'addio di De Rossi: la Roma non lo rinnova, finisce un'era

 

Roma, 14 mag. (askanews) - "Il distacco un po' sì, perché io volevo giocare e loro non vogliono, un minimo di differenza di vedute ci sta; è inevitabile, non posso essere felice".Maglia numero 16, diciotto anni in campo con i colori giallorossi, 615 partite. Lo chiamavano Capitan Futuro; Daniele De Rossi se ne va e i tifosi piangono. Ultima partita Roma-Parma, l'addio. La decisione è della società che non gli ha rinnovato il contratto, anche se l'ad Fienga spiega, gli abbiamo chiesto di restare ad altro titolo, come dirigente."Forse non me lo immaginavo, mi immaginavo io coi cerotti zoppo e loro che mi dicevano 'no no continua...". Non è andata proprio così ma devo accettarlo, se no mi faccio male da solo. Lui dice che io sono già un bravo dirigente, ma io a un giocatore come me lo avrei rinnovato il contratto".De Rossi però non intende gettare fango sulla squadra di cui per tanti anni è stato il simbolo a fianco di Francesco Totti: "Mi è stato comunicato ieri ma io ho quasi 36 anni, non sono scemo avevo capito, se nessuno ti chiama per rinnovare il contratto la direzione è quella..."E il futuro, dopo l'ultima partita in giallorosso? Per ora nessuna decisione, ma De Rossi vuole giocare."Per quanto riguarda il 27 maggio io alle 3 ciò un aereo, vado in vacanza, cosa che anche quella mi è mancata"."Probabimente dovrò pensare a qualcosa di nuovo a trovarmi una squadra"Ma forse è solo un arrivederci e De Rossi lancia un amo per il futuro: preferirei fare il mister, ma se tornerò a fianco di Totti nella società, le cose qui dovranno cambiare; per ora in questa società si può incidere troppo poco."Per ora faccio fare il lavoro sporco a Francesco" (Totti). Poi se cambierò idea tornerò perché penso sia vero quello che dice l'ad, che mi accoglieranno a braccia aperte".E sulla sua carriera, cita Jovanotti: "Sono un ragazzo fortunato, ho fatto il lavoro che mi piaceva nella squadra che continuo ad amare tantissimo con dei ragazzi stupendi e anche con avversari stupendi li voglio ringraziare. Sono contento di aver avuto anche dei nemici sportivi che si identificavano in me perché significa che ero un simbolo per qualcuno".